Quattro chiacchiere fra…
Lotto e Morelli
Dalla collezione Intesa Sanpaolo delle Gallerie d’Italia di Napoli giunge alla Pinacoteca di Brera l’opera di Domenico Morelli, Dama con il Ventaglio (1873) esposto accanto al Ritratto di Laura da Pola (1543 – 1544) di Lorenzo Lotto.
Nel Ritratto di Laura da Pola commissionato a Lorenzo Lotto nel 1543, in pendant a quello del consorte Febo da Brescia, la novella sposa esibisce gli elementi del suo status. Nella mano destra regge un ventaglio in piume bianche, manico d’oro cesellato e assicurato alla cintura per mezzo di una catena.
La Dama con il Ventaglio di Morelli fu realizzato nel 1873 per il salotto privato del duca d’Eboli Doria e raffigura una provocante giovane donna a seno scoperto nell’intimità di un ambiente domestico. La luce gioca un ruolo predominante, trascorrendo dalla spalliera del divano alle ciocche di capelli rosso ramato al ventaglio giapponese in carta di riso, un omaggio alla moda orientalista molto apprezzata a Napoli in quegli anni. La ragazza ritratta è Anna Cutolo, modella prediletta di Morelli e futura moglie dello scultore Vincenzo Gemito.
Il ventaglio
Flavia Chiarelli, Museo Stibbert (Firenze)
Considerato a torto un mero simbolo della vanità femminile – custode discreto di quel curioso e misterioso linguaggio “sussurrato” nei bagliori delle sale da ballo – il ventaglio ha rappresentato, nella sua lunga storia, lo specchio della società e dei suoi mutamenti.
Lo troviamo presso i popoli antichi, nella liturgia cristiana e nel Giappone dei samurai, dove si agita sui campi di battaglia per impartire ordini e muovere le truppe.
Da dove venga non è certo, ma una leggenda ne vuole la nascita in Cina per mano della figlia di un potente Mandarino che, durante una festa, sventolò la maschera per trovare sollievo dal caldo che l’affliggeva.
Il ventaglio per antonomasia, con le stecche pieghevoli e la pagina decorata, giunse in Europa come un soffio da Levante. Questa tipologia iniziò a diffondersi nel corso del XVI secolo grazie ai commerci dei portoghesi in Oriente. Col tempo sostituì, nel cuore e nella mano delle donne, ventole e banderuole.
Oltre alla ritrattistica, sono gli studi sul costume a fornirci informazioni preziose riguardo l’evoluzione e l’utilizzo del ventaglio. Cesare Vecellio, nel suo Degli habiti antichi et moderni (1590), scrive che le donne portavano “catene d’oro, et cinti di grandissimo prezzo, e’l ventaglio col manico d’oro molto ben lavorato.”
Cotanto lusso non passò indenne alle leggi suntuarie che, a più riprese, tentarono di arginare gli sfarzi eccessivi. Un’ordinanza, emanata nel 1525 dal Senato della Repubblica di Venezia, proibì la realizzazione di ventagli in pelli di lince o zibellino con manici in oro o argento, a favore dell’utilizzo di piume e manici in osso nero o avorio.
Se nel Ritratto di Laura da Pola di Lotto il ventaglio è ostentazione sfrenata di un lusso precluso a molte, per la Dama con il Ventaglio di Morelli si tratta di un accessorio esotico e alla moda, escamotage da studio d’artista che, con la sua sola presenza, evoca un Oriente lontano e sognato, visto con gli occhi dell’anima.
Nel dialogo lungo secoli che vede Laura e Anna protagoniste, il ventaglio, che in passato ha guardato a modelli orientali, ora si presenta nella sua forma essenziale giapponese, un uchiwa in carta di riso, chiudendo idealmente il cerchio.
L’opera di Morelli prende temporaneamente il posto del Ritratto di gentiluomo anziano con guanti (Liberale da Pinadel?) di Lorenzo Lotto, in prestito fino al 1° aprile alla mostra “Giovan Battista Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo” (Milano, Galleria d’Italia).