Presentazione della Vergine al tempio

Vittore Carpaccio

Scarica l'immagine ad alta risoluzione TITOLO Presentazione della Vergine al tempio
AUTORE Vittore Carpaccio
DATA 1502 - 1504
MATERIA E TECNICA Olio su Tela
DIMENSIONI cm 130 x 137
INVENTARIO 355
SALA VII
Opera esposta

La Presentazione della Vergine al tempio insieme alla tela dello Sposalizio della Vergine, facevano parte di un più vasto ciclo dedicato alle Storie della Vergine commissionato all’artista dalla Confraternita degli Albanesi a Venezia e oggi disperso fra Milano, Bergamo (Accademia Carrara) e Venezia (Gallerie dell’Accademia): i dipinti, eseguiti intorno al 1502- 1504, erano destinati alla decorazione della sala dell’Albergo nella sede della Confraternita. Le opere testimoniano appieno le doti di narratore dell’artista e mostrano il suo vivo interesse per la descrizione minuta dei dettagli, che inserisce copiosamente nella raffigurazione mescolando con naturalezza motivi realistici, oggetti esotici ed elementi di pura fantasia. I due teleri dalla Scuola degli Albanesi passarono successivamente alla Scuola dei Pistori di Venezia, per poi giungere in Pinacoteca nel 1808 in seguito alle soppressioni napoleoniche.

Carpaccio produsse un’enorme quantità di dipinti la cui qualità varia a seconda del compenso, come si nota nelle opere commissionate dalla Scuola degli Albanesi, che probabilmente aveva scarse risorse. Questo minor impegno si evince dalla qualità dei ritratti, dove i personaggi sono più generici, e quindi, si presume, dipinti dagli allievi di bottega piuttosto che dal maestro. Malgrado ciò, spesso includono dettagli affascinanti come la gazzella addomesticata e il coniglio in primo piano.

Didascalia d’autore

C’era una volta una Contessa Veneziana che poteva cibarsi solo di carne cruda e pranzava tutti i giorni all’Harry’s Bar. I cuochi ogni mattina dovevano inventarsi una nuova ricetta. Dopo mille prove un giorno le offrirono un filetto di manzo affettato sottile come il prosciutto. Prima di servirlo, un cuoco lo decorò con la salsa della casa. La Contessa fu talmente felice che suggerì di chiamare il piatto Carpaccio in onore del grande pittore che in quei giorni era in mostra a Palazzo Ducale.
Arrigo Cipriani