— MILANO, 2° ATTACCO —
Notte tra il 12 e il 13 agosto
L'allarme fu dato alle 0.35, con cielo senza nubi.
Il bombardamento durò circa un’ora.
Per questa missione il Bomber Command inglese mobilitò tutti gli apparecchi disponibili per creare su Milano il cosiddetto “vortice di fuoco” per annientarla totalmente: 504 aerei, 2.000 tonnellate di bombe, 380.000 spezzoni incendiari.
Il centro cittadino fu la zona più colpita, senza risparmiare però il quartiere Ticinese, Garibaldi, Sempione. Gli incendi divamparono ovunque, con effetti distruttivi su palazzo Marino, la Questura, il Commissariato, Duomo, il Castello, la chiesa di San Fedele, Santa Maria delle Grazie (ma non il Cenacolo "ingessato" nei sacchi di sabbia); il Duomo riportò gravi danni, così come la Galleria (volta distrutta e facciate delle costruzioni “raschiate").
La distruzione dei bombardamenti su Milano, in particolare in alto da sinistra, la Galleria Vittorio Emanuele e accanto la chiesa di Sant'Ambrogio;
in basso, la chiesa di Santa Maria delle Grazie
Credo che sia stato un ricordo incancellabile dalla mia mente di bambina di 4 anni! Quello che non mi abbandona è proprio questo rumore pazzesco dei bombardamenti, rumori pazzeschi.
Stando la casa qui e la stazione centrale là, i bombardamenti sulla stazione erano fortissimi.
Gli aeroplani li sentivi arrivare, però i bombardamenti erano molto molto molto forti. Si sentiva. Si sentiva anche la casa che vibrava da giù, dalla cantina.
Andava via la luce, quindi tutti al buio con le candele in mano.
Ancora oggi non riesco ad andare in cantina da sola (era il rifugio); abitavamo in via Copernico angolo via Tonale e i botti tremendi del bombardamento, soprattutto sulla Stazione Centrale, sono un ricordo indelebile!
[…]
Adriana (Mimma) Rantzer, 80 anni, intervistata 18 luglio 2019
— PALAZZO DI BRERA —
Questa seconda incursione provoca prevalentemente il crollo delle coperture di Brera per via del divampare delle fiamme dovute alle bombe incendiarie.
Nascosto nelle Marche, licenziato secondo le legge razziali una settimana prima della sua pensione nel novembre 1938, Ettore Modigliani, cui era stato interdetto di scrivere pubblicamente come ebreo, scrisse comunque su “Il Giornale” del 12 agosto, 1943, dopo i primi bombardamenti. Anglofilo, con una moglie inglese, lui non poteva nascondere la sua delusione e la sua rabbia contro gli attacchi verso i siti culturali di Milano:
[…] E sta bene. Voi bombardate e incendiate spietatamente le nostre città più illustri, storiche e monumentali, anche perché, noi, non siamo in grado di rispondervi, ammesso che volessimo farlo. È - si dice - la legge della guerra, e fino a un certo punto può essere vero se prendono per buoni i motivi dei cosiddetti obbiettivi militari.
[…] Chi non sa quale rancore covi ancora a Venezia, dopo 28 anni, per le scempio austriaco del prodigio Tiepolesco del soffitto degli Scalzi, scempio che è ancora oggi additato come un abominevole atto di barbarie? E gli Scalzi erano a due passi della stazione ferroviaria; ma la Filarmonica, ma S. Chiara, ma la Scala, colpita dagli spezzoni incendiari, ma Brera, ma S. Ambrogio, il Palazzo Reale Normanno e S. Simpliciano e cento palazzi fra i più meravigliosi d’Italia? No: questo no, mille volte no.
[…] i vostri avieri – su comando ricevuto - non si preoccupano più degli obbiettivi militari, ma mirano a colpire (la “guerra dei nervi”!) i quartieri centralissimi delle nostre città, ben sapendo come sia inevitabile che, in tali condizioni, bombe e spezzoni feriscano o distruggano monumenti storico-artistici fra i più nobili del mondo. Voi vi rendete conto di ciò? Fate correre sull’ala del tempo un pensiero verso l’avvenire e domandatevi: che cosa succederà in un avvenire prossimo o lontano? Non vi importa nulla davvero delle conseguenze? Nulla che il vostro nome possa essere esecrato in eterno non già da noi soli, ma dai vostri stessi discendenti…
[…]
A differenza delle bombe, le sue parole cadevano nel vuoto.
A sinistra, l’arco gotico della chiesa di Santa Maria di Brera, reso visibile dalla distruzione del tetto dei Saloni Napoleonici della Pinacoteca di Brera (©Claudio Emmer);
a destra, l'ingresso della Pinacoteca di Brera sul loggiato dopo i bombardamenti