Pinacoteca di Brera Informazioni

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Quando Napoleone
immaginò
il Louvre d’Italia

L’Imperatore illuminista e la Pinacoteca di Brera

Perché Brera non è l’“hortus conclusus” del collezionista, il museo delle “preziosità”: Brera è una galleria nazionale di ampio tessuto storico, creata da Napoleone ad “educazione del popolo” secondo un profondo pensiero illuministico che noi, eredi, non possiamo tradire.

Fernanda Wittgens, 1957

Il 15 agosto la Pinacoteca di Brera spegne 210 candeline.

Questa ricorrenza coincide anche con il giorno della nascita di Napoleone Bonaparte, figura fondamentale per la nascita e la storia del museo.

Un ritratto di Napoleone a 23 anni

Rivoluzione Francese

Nel 1789 scoppia la Rivoluzione e Napoleone, ufficiale d’artiglieria nell’esercito francese, fa rapidamente carriera nelle gerarchie dell’esercito, diventando generale a soli ventiquattro anni; nel 1796 con le prime campagne militari, arriva nell’arco di un anno a conquistare la penisola italiana.

Dal 14 maggio 1804 Napoleone vittorioso si attribuisce il titolo di Imperatore dei francesi, per sottolineare il fatto che il sovrano regna sul popolo francese e non sulla Francia; egli infatti intende restare dunque un figlio della Rivoluzione e dell’Illuminismo.

L'incoronazione di Napoleone, Jacques-Louis David, 1805 (Museo del Louvre, Parigi)

I primi musei

Durante l’assemblea costituzionale e legislativa incaricata di trasformare la Francia in una Repubblica durante la Rivoluzione (Convenzione Nazionale 1792-1795) nascono i primi musei frutto della difesa appassionata di conservare e non distruggere le collezioni reali: Musée du Louvre, Musée de l’Histoire naturell e il Musée des Arts et Métiers.

Musée de l’Histoire naturell e il Musée des Arts et Métiers

Nelle istituzioni fondate nel corso degli anni turbolenti della Convenzione sono di fatto abbozzate tutte le principali caratteristiche fondanti dei musei: in primo luogo essi devono contribuire al progresso della conoscenza; in secondo luogo devono essere organizzati in base a un sistema di classificazione; in terzo luogo non devono essere gestiti da un unico soggetto privato, e, per finire, devono essere aperti al pubblico.

Musée du Louvre

Il Musée français (in seguito Musée Napoléon, e attualmente Musée du Louvre) è stato creato accogliendo inizialmente le opere d’arte confiscate alla Chiesa e all’aristocrazia durante la Rivoluzione.

Musée du Louvre, 1855-60

Le collezioni del museo vengono organizzate in modo sistematico seguendo un criterio per scuole e, dato molto importante, a ogni opera d’arte viene abbinata una didascalia esplicativa. Oltre a essere dotato di didascalie, secondo la vocazione iniziale di “museo del popolo” il Louvre è aperto al pubblico gratuitamente, pubblica una guida per visitatori e diffonde un catalogo economico.

Milano e il Palazzo di Brera

Il portato culturale e rivoluzionario della pur breve epopea napoleonica (1796-1815) si manifesta con tutta la sua magniloquenza anche a Milano, nel Palazzo di Brera, sede dell’Accademia di Belle Arti, fondata nel 1776 da Maria Teresa d’Austria insieme alla Biblioteca quale espressione dei valori dell’Illuminismo.

Maria Teresa d'Austria, ritratto

Al centro del cortile d’onore, ci accoglie una colossale statua bronzea di Napoleone Bonaparte. Alto, muscoloso, bellissimo.
Diciamolo subito: essa non rispecchia fedelmente l’aspetto dell’imperatore. Sembra che Antonio Canova sia intervenuto con un “ritocchino”, innestando il volto del sovrano (già di per sé idealizzato) sul corpo del dio della guerra, quasi un Photoshop ante litteram.

Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore, Antonio Canova, 1810 (Cortile d'onore del palazzo di Brera, Milano)

Ma è salendo lo scalone monumentale ed entrando nella Pinacoteca di Brera che un imponente colosso di una tonnelata e mezzo per oltre 4 metri di altezza, una versione autografa in gesso della statua canoviana, ci attende come un trionfale colpo d’occhio al termine del corridoio d’ingresso.

Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore, Antonio Canova, 1808 (Cortile d'onore del palazzo di Brera, Milano)

La galleria delle pitture, ora Pinacoteca di Brera, è infatti nata sotto il segno del più celebre figlio della Rivoluzione francese, condividendone gli stessi ideali di libertà e uguaglianza e ricevendo dal Bonaparte un’impronta indelebile, già nell’iniziale periodo della Repubblica Cisalpina a seguito delle campagne d’Italia.

La Pinacoteca

Le raccolte museali nascono originariamente in seno all’Accademia di Belle Arti grazie a un personaggio del calibro di Giuseppe Bossi, segretario della prestigiosa istituzione artistica dal 1801 al 1807.

In seguito all’incoronazione di Napoleone a re d’Italia nel 1805, in maniera più decisa e attraverso un vero e proprio vortice di eventi, la galleria braidense diviene di fatto sede della politica culturale dell’intero Regno Italico, di cui Milano è capitale, assumendone anche le sembianze urbanistiche e monumentali di moderna città europea.

Napoleone entra a Milano, 15 maggio 1796, Giuseppe Pietro Bagetti

Un ruolo da protagonista indiscusso avrà anche Andrea Appiani, il premier peintre di Napoleone, già dall’arrivo del Bonaparte a Milano nel 1796, incaricato commissario per le Belle Arti e addetto alle requisizioni. La Pinacoteca di Brera si differenzia infatti dai musei di Firenze, Roma, Napoli, Torino e Parma proprio per il carattere universale delle raccolte, non rivolte a una singola scuola locale o dettate da un collezionismo principesco.

Ritratto di Napoleone re d’Italia, Andrea Appiani (1754-1817), c. 1806 - 1808 (Pinacoteca Ambrosiana, Milano)

Napoleone pensa da subito alla creazione di un museo di stampo illuminista e di pubblica fruizione che testimoni l’intero sviluppo dell’arte nazionale italiana, cioè del Regno da lui governato. Le collezioni si formano con le soppressioni di chiese e conventi volute da Napoleone e con le successive requisizioni nell’intero territorio del Regno Italico. I dipinti, quasi tutti pale sacre, provengono dai dipartimenti emiliani, marchigiani e soprattutto veneti: questi ultimi sono enormi teleri che connotano immediatamente la galleria in senso monumentale.

Il Louvre d’Italia

Ma c’è di più, perché il vero modello a cui doveva guardare la Pinacoteca di Brera per la formazione delle sue raccolte era il museo napoleonico e universale per eccellenza, il Louvre.

Ecco il motivo dello scambio nel 1813 tra il museo milanese e quello parigino che porta in dote a Brera quattro importanti dipinti fiamminghi, tra cui capolavori di Rubens e Van Dyck. Brera è infatti chiamata a rappresentare un museo di impronta enciclopedica destinato all’educazione dei popoli e alla didattica artistica per gli allievi dell’Accademia di Belle Arti.

Sposalizio della Vergine, Raffaello Sanzio, 1504 (Pinacoteca di Brera, Milano)

Nel frattempo, il museo ha acquisito la sua icona. Nel 1806 il viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone con cui è costantemente in contatto epistolare anche per quanto riguarda la politica culturale, compra per Brera il celebre Sposalizio della Vergine di Raffaello, maestro incontestato a cui si rivolgono come fondamentale modello i contemporanei pittori neoclassici.

Statuto costituzionale decretato dalla Consulta di Stato in base al quale l'Imperatore dei Francesi Napoleone I viene riconosciuto Re d'Italia per sé e per i suoi discendenti diretti in linea maschile. Firmato da Napoleone e controfirmato dal Marescalchi (Milano, Archivio di Stato)

Le trattative sono lunghe e restituiscono pienamente l’importanza che il governo napoleonico intende dare alla galleria. Bonaparte segue da vicino ogni mossa, approvandola in documenti ufficiali: all’Archivio di Stato di Milano è ancora conservato il decreto firmato da “Napoleone Imperatore dei Francesi e Re d’Italia” con il quale sigla il contratto di acquisto e assegna a Brera uno dei suoi più ammirati capolavori.

Il Palazzo delle Scienze e delle Arti

La Pinacoteca di Brera apre ufficialmente al pubblico come Reale Galleria annessa all’Accademia con 139 dipinti esposti. Gli spazi per l’allestimento in origine costituivano la facciata medievale della chiesa di Santa Maria di Brera, che apparteneva al preesistente monastero. Dopo la sua demolizione, tramite un tramezzo viene creato il piano superiore dove nascono i Saloni Napoleonici in onore del Bonaparte.

A sinistra, una stampa dell'antica facciata della chiesa gotica di Santa Maria di Brera; a destra, il fotomontaggio della piazzetta con la posizione della facciata dell'antica chiesa

Il gesso monumentale di Canova che “ritrae” Napoleone li dominava come è tornato giustamente a fare nel 2009, in occasione dei 200 anni dall’inaugurazione del museo, che avviene infatti, non a caso, proprio il giorno del compimento del quarantesimo compleanno dell’Imperatore, il 15 agosto 1809.

15 agosto 1809, inaugurazione della Pinacoteca di Brera (da M. Bisi e R. Gironi, Pinacoteca del Palazzo Reale, Stamperia reale, Milano 1812)

La nascita della Pinacoteca di Brera è stata pertanto sia un inizio che una fine, segnando la fine di oltre due secoli di potere dei gesuiti e caratterizzando l’inizio di una nuova epoca, un’epoca di nuove libertà e di nuove opportunità.

Nel 1806 Giuseppe Bossi inaugura la “Sala dei Moderni” che ospita opere contemporanee, i frutti più recenti e stimolanti della fucina artistica neoclassica, di cui Milano è centro nevralgico, proprio grazie all’Accademia di Brera e ai suoi allievi.

Cortile del palazzo di Brera, 1844

Infatti la Reale Galleria di pitture non doveva essere solo una raccolta di modelli del passato da studiare, ma un crogiuolo di culture, arti e scienze contemporanee: il “Palazzo delle Scienze e delle Arti” appunto, come ai tempi di Napoleone era chiamato, anche grazie alla presenza caratterizzante in un unico luogo di museo, biblioteca, accademia, osservatorio astronomico e orto botanico.

L’arte è sempre contemporanea, perché noi viviamo solo nel momento presente, e Brera si pone fin da subito da protagonista nell’epicentro dell’arte contemporanea.