Il dipinto è giunto a Brera nel 1811 quale dono del viceré d’Italia Eugenio de Beauharnais, cui era pervenuto in seguito alla soppressione della chiesa di San Pietro Martire a Murano, presso Venezia. Si tratta di un’opera di assoluta importanza non solo per la ricostruzione del linguaggio di Solario ma anche perché documenta, a una data davvero precoce, una singolare sovrapposizione di suggestioni stilistiche. Nel 1495, infatti, l’artista esporta a Venezia la propria passione per Leonardo da Vinci e per la dolcezza espressiva dei suoi seguaci lombardi, il cui ricordo è visibile, sopratutto, nella fisionomia della Vergine; tuttavia, affascinato dal cromatismo squillante dei pittori veneziani, egli abbandona il morbido chiaroscuro del maestro toscano per dare vita a una composizione dai toni brillanti e dai colori marcati, nella quale trova spazio una meticolosa analisi del dettaglio anatomico nei volti e nelle barbe dei due santi laterali appresa da Dürer e dai pittori fiamminghi. Forse consapevole della particolarità di una tale operazione linguistica, Solario si firma, orgogliosamente, Andreas Mediolanensis, dichiarando la propria origine milanese. Al rientro da Venezia l’artista conobbe un grande successo a Milano – allora sotto il dominio francese – e fu inviato dal governatore Charles d’Amboise a dipingere nel castello di suo zio, l’arcivescovo di Rouen in Normandia.
AUTORE Andrea Solario
DATA 1495
MATERIA E TECNICA Tecnica Mista su Tela
DIMENSIONI cm 102 x 87
INVENTARIO 328
SALA VII
FIRMA ANDREA MEDIOLANENSIS
Opera esposta