Il dipinto è documentato a Brera dal 1806 ma la provenienza e la collocazione originaria restano ignote. Si è ipotizzato che la tela provenisse da Santa Maria di Brera, e quindi fosse entrata in Pinacoteca direttamente, oppure dal duomo di Milano, dove, secondo alcuni, sarebbe stata esposta per un breve periodo prima di essere tolta per la sua iconografia poco ortodossa: in questo caso la sua esecuzione sarebbe connessa ai movimenti di riforma religiosa circolanti a Milano nel primissimo Cinquecento, diffusi nelle cerchie vicine ai nuovi dominatori francesi e al maresciallo Giangiacomo Trivulzio.
Altre ipotesi, infine, vorrebbero la tela commissionata direttamente a Bramantino dallo stesso Trivulzio, già committente dell’artista per i cartoni del ciclo di arazzi dedicato ai Mesi (ora ai Musei Civici del Castello Sforzesco). L’opera rappresenta uno dei capolavori dell’artista, densa di riferimenti simbolici oggi non del tutto chiariti. Il colore è morbido, con effetti di controluce, e ogni elemento è disposto secondo simmetrie calcolate. Ai lati della croce stanno un angelo e un demonio inginocchiato in adorazione. La targa ha la scritta “Gesù nazareno re dei giudei” in ebraico, latino e greco, come nel Titulus crucis, una reliquia trovata nel 1492 e conservata a Roma, come romani sono alcuni monumenti sullo sfondo. Bramantino, a Roma almeno nel 1508, ha una rara conoscenza dell’Antico che reinterpreta in modo fantastico.
AUTORE Bramantino (Bartolomeo Suardi)
DATA 1503 - 1511
MATERIA E TECNICA Olio su Tela
DIMENSIONI cm 372 × 270
INVENTARIO 981
SALA XV
Opera esposta