


L’opera firmata e datata 1527, era destinata all’altare maggiore della chiesa di Sant’Antonio in Polesine, a Ferrara, ed è esemplare del percorso artistico del pittore: formatosi proprio a Ferrara tra Quattrocento e Cinquecento, Tisi assimilò la lezione cromatica dei veneti – Giorgione in primis– ma ebbe modo di accostarsi anche alla pittura fiamminga. La tavola, in origine, era provvista di una cimasa raffigurante il Padre Eterno, nonché di una complessa carpenteria lignea. Si tratta di uno dei massimi raggiungimenti dell’artista, considerato il “Raffaello ferrarese”: si rifanno a Raffaello i ritmi composti, le forme monumentali, rese però in modo un poco meccanico: il gruppo di figure è affollato in primo piano e si divide rigidamente ai lati del Cristo e della madre. Tuttavia queste goffaggini sono riscattate dal luminoso paesaggio, dal colore che gioca su accordi sofisticati, da dettagli come il gelido pallore del Cristo.

AUTORE Garofalo (Benvenuto Tisi)
DATA 1527
MATERIA E TECNICA Olio su Tavola
DIMENSIONI cm 300 x 166
INVENTARIO 182
SALA XXI
Opera esposta