Il dipinto, proveniente dalla chiesa delle suore Matris Domini di Bergamo, fu requisito nel 1811; proprio per la sua collocazione decentrata fu meno descritto dalle fonti storiografiche e quindi la sua fortuna critica è solo recente, nonostante la composizione fosse nota grazie ad un’acquaforte dello stesso Cantarini. La datazione viene collocata dagli studiosi indicativamente tra le opere maggiormente influenzate da Guido Reni, che accolse Simone Cantarini nella sua bottega a Bologna (1635-37) e il viaggio a Roma intrapreso dall’artista a cavallo tra il 1640 e il 1641, in seguito al quale è più evidente il legame con un classicismo neoraffaellesco derivato da Andrea Sacchi. Indizi di un aggiornamento sulle novità romane potrebbero trovarsi nella composizione monumentale del dipinto, sviluppata in verticale – soluzione singolare rispetto al tema del Riposo in Egitto – costruita dinamicamente sulla diagonale tracciata dalle figure di San Giuseppe e della Vergine, e i resti antichi in primo piano, che a livello simbolico rimandano alla caduta in frantumi degli idoli all’ingresso di Gesù nella terra d’Egitto (secondo la tradizione dei Vangeli Apocrifi basata sulla profezia di Isaia: 2,18). Nei colori vibranti e nelle lumeggiature dei panneggi si individuano inoltre la conoscenza di Nicolas Poussin ed influenze neovenete. Non è chiaro come la tela sia giunta a Bergamo, se commissionata direttamente dal convento oppure dono di una monaca. L’attività di Cantarini nella bergamasca è comunque documentata da altri dipinti , quali il Riposo durante la fuga in Egitto nella chiesa di Sant’Evasio a Pedrengo e l’Incoronazione della Vergine con i Santi Vincenzo e Benedetto nella basilica di Santa Maria Assunta a Gandino.
AUTORE Simone Cantarini (il Pesarese)
DATA 1640 circa
MATERIA E TECNICA Olio su Tela
DIMENSIONI cm 225 x 135
INVENTARIO 362
Opera non esposta