Il dipinto, realizzato nell’autunno del 1914 a Parigi dove l’artista viveva fin dal 1911, fu lasciato incompiuto a causa del precipitoso rientro in patria, nel maggio del 1915, quando l’Italia entrò in guerra e de Chirico e il fratello Andrea (che aveva da poco assunto il nome di Alberto Savinio) decisero di arruolarsi volontari per non essere considerati “disertori fuorusciti” e fruire dell’amnistia assicurata a quanti si presentavano spontaneamente.
L’opera, in parte irrisolta, ha una impronta sperimentale estremamente interessante perchè fa intravedere i processi formali e inventivi dell’artista in un momento conclusivo per gli sviluppi della pittura metafisica. Centrata sulla figura femminile alla Böcklin, che è una variante dei manichini panneggiati all’antica di altri dipinti coevi, la composizione propone una serie di “oggetti della memoria”: il muro di mattoni, la torre cilindrica merlata, i solidi geometrici, il quadro nel quadro, sviluppati secondo la poetica dell’enigma e dell’ironia che ha riscontro nella teoria della “solitudine dei segni” delineata dall’artista negli scritti del 1919. Firma e data (anticipata di un anno), secondo una ipotesi probabile e accreditata, furono poste successivamente o da de Chirico stesso, o da Paul Guillaume, il celebre mercante che aveva acquistato il dipinto nel 1918. Dopo essere comparsa sul mercato parigino, poi londinese e quindi italiano, la tela è stata acquistata da un collezionista privato nel 1998 grazie all’esercizio del diritto d’acquisto all’esportazione.
AUTORE Giorgio De Chirico
DATA 1914
MATERIA E TECNICA Olio su Tela
DIMENSIONI cm 52 x 43
INVENTARIO 7427
Opera non esposta