


L’opera esprime il senso di solitudine della condizione urbana contemporanea, di cui Sironi fu uno dei primi e dei maggiori interpreti in questi secoli: un manichino inespressivo si accinge a compiti usuali e modesti nella cucina di un appartamento semplicissimo, arredato solo da un tavolo, una sedia e da una lampada elettrica, che dà il titolo al dipinto; sul tavolo è poggiata una piramide irregolare, che propone nella sua forma chiusa un riferimento ai solidi geometrici dei quadri metafisici. Il manichino stesso, ben più vicino a quello di Carrà che non a quello di de Chirico, mostra una greve fisicità (l’ombelico, le scarpe con i tacchi e le calze sul “corpo” nudo) contraddetta dall’artificialità della sua natura, che sottolinea più che il mistero di un idolo o di una musa, una difficoltà esistenziale senza soluzione, rassegnata ma dignitosa: metafora anti-retorica della condizione umana nel mondo industriale.

AUTORE Mario Sironi
DATA 1919
MATERIA E TECNICA Olio su Carta
DIMENSIONI cm 78 x 56
INVENTARIO 5101
SALA IX
Opera esposta
Donazione