Realizzata nel 1933 per il palazzo della Triennale di Milano, ultimato in quell’anno dall’architetto Giovanni Muzio per ospitare la V Triennale, la scultura rientra nella prima produzione dell’artista quando l’attenzione al “primitivo” e all'”arcaico”, che era fortissima nella cultura milanese, ma anche l’esempio egemonizzante di Arturo Martini erano da lui più sentiti. Manzù tuttavia per istintivo rifiuto al monumentalità in voga in quel momento, sceglie una presentazione intima e dimessa, umile e quotidiana, che trova una perfetta rispondenza nella ruvida semplicità del materiale usato: un conglomerato ceramico particolarmente resistente impiegato nell’edilizia e fatto conoscere in Italia dallo stesso Giovanni Muzio, che con Manzù ebbe in quegli anni rapporti di lavoro e di committenza. La scultura proveniente dalla collezione Pietro Barilla di Parma, è stata acquistata nel 1998 con esercizio del diritto di prelazione.
AUTORE Giacomo Manzù
DATA 1933
DIMENSIONI altezza cm 160
INVENTARIO 7430
Opera non esposta