L’opera fu eseguita tra il 1453 e il 1454 per la cappella di San Luca in Santa Giustina a Padova, da dove giunse a Brera con le soppressioni napoleoniche. Si tratta di un polittico a scomparti con sfondi oro, costruito secondo una formula ancora legata alla tradizione medievale; tuttavia, Mantegna utilizzò lo schema arcaico per esprimere una sensibilità del tutto moderna, aggiornata sulle più avanzate ricerche prospettiche e influenzata dalle soluzioni elaborate da Donatello per l’altare della basilica di Sant’Antonio a Padova, uno dei capisaldi del linguaggio rinascimentale del nord Italia. Nonostante l’astratto fondo dorato, i personaggi del registro inferiore poggiano pertanto su un’unica pedana vista in scorcio, mentre quelli del registro superiore si impongono per lo straordinario effetto di solidità monumentale; l’effetto illusionistico complessivo doveva essere esaltato dalla cornice originale, andata perduta, certamente aggettante e costruita in modo da suggerire l’idea che le figure si affacciassero da una loggia ad arcate, posta in alto rispetto al punto di vista dello spettatore.
L’opera testimonia anche l’adesione del convento di Santa Giustina alla nuova regola benedettina voluta da padre Ludovico Barbo.
Didascalia per grandi e piccoli
Solo fra tanti
San Luca è solo al suo scrittoio, concentrato a scrivere la storia dell’uomo raffigurato lassù, con la madre e l’amico più caro. Le tre gure sembrano prender corpo dalle pagine mentre racconta di loro. La sua è una solitudine abitata da altri personaggi, ognuno sembra chiuso nel suo spazio dorato. Ma se guardi con più attenzione, Luca e i santi ai suoi lati poggiano, quasi come statue, sullo stesso basamento di marmo. Immagina di entrare nel dipinto e di percorrerlo. Chi avrà perso i frutti lì a terra?
AUTORE Andrea Mantegna
DATA 1453 - 1455
MATERIA E TECNICA Tempera su Tavola
DIMENSIONI cm 177 x 230 complessivamente
INVENTARIO 176
SALA VI
Opera esposta