Milano e il Palazzo di Brera
Il portato culturale e rivoluzionario della pur breve epopea napoleonica (1796-1815) si manifesta con tutta la sua magniloquenza anche a Milano, nel Palazzo di Brera, sede dell’Accademia di Belle Arti, fondata nel 1776 da Maria Teresa d’Austria insieme alla Biblioteca quale espressione dei valori dell’Illuminismo.
Maria Teresa d'Austria, ritratto
Al centro del cortile d’onore, ci accoglie una colossale statua bronzea di Napoleone Bonaparte. Alto, muscoloso, bellissimo.
Diciamolo subito: essa non rispecchia fedelmente l’aspetto dell’imperatore. Sembra che Antonio Canova sia intervenuto con un “ritocchino”, innestando il volto del sovrano (già di per sé idealizzato) sul corpo del dio della guerra, quasi un Photoshop ante litteram.
Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore, Antonio Canova, 1810 (Cortile d'onore del palazzo di Brera, Milano)
Ma è salendo lo scalone monumentale ed entrando nella Pinacoteca di Brera che un imponente colosso di una tonnelata e mezzo per oltre 4 metri di altezza, una versione autografa in gesso della statua canoviana, ci attende come un trionfale colpo d’occhio al termine del corridoio d’ingresso.
Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore, Antonio Canova, 1808 (Cortile d'onore del palazzo di Brera, Milano)
La galleria delle pitture, ora Pinacoteca di Brera, è infatti nata sotto il segno del più celebre figlio della Rivoluzione francese, condividendone gli stessi ideali di libertà e uguaglianza e ricevendo dal Bonaparte un’impronta indelebile, già nell’iniziale periodo della Repubblica Cisalpina a seguito delle campagne d’Italia.