10 e per chi? Per rispondere a queste domande occorre godere di un margine di autonomia. I bisogni dei fruitori di un museo napoletano, infatti, difficilmente coincideranno con quelli degli utenti di un museo fiorentino o milanese. Il sole attorno a cui ruota il progetto di valorizzazione è proprio il fruitore del museo, con il suo portato di diversità. Ogni museo deve essere libero di poter scegliere la strategia più efficace per creare valore per i propri fruitori. Tuttavia, lo scopo della valorizzazione non si limita alla creazione di valore economico attraverso le visite dei turisti. Al contrario, il valore economico creato dalla nuova autonomia museale riveste un ruolo secondario, che deriva dalla capacità del museo di soddisfare al meglio i bisogni dei propri fruitori. Oggi più che mai il museo si configura come uno dei pochi spazi pubblici della società contemporanea in cui la nostra identità non si definisce esclusivamente in termini di consumo e la nostra cittadinanza non si limita al voto che ogni quattro anni ci viene chiesto di esprimere. Il museo è una parte fondamentale della nostra comune umanità e della nostra identità condivisa di cittadini di una società prospera e dinamica. In qualità di cittadini prendiamo parte alle decisioni che forgiano il mondo in cui viviamo; in questo senso, il museo diventa il luogo in cui ritroviamo il nostro passato per poter creare il nostro futuro. Il museo è uno spazio in cui, dialogando con gli artisti di tutti i tempi, ritroviamo noi stessi in tutta la nostra complessità, la nostra ricchezza e il nostro ruolo attivo nella società. Il museo non è un luogo in cui consumare cultura, ma in cui produrla. Ben prima della riforma Franceschini, il visionario Direttore della Pinacoteca di Brera Franco Russoli dichiarò apertamente che occorreva ripensare la missione del museo per than ever, the museum is one of the last truly public spaces in contemporary society, where our identity is not defined by merely what we consume, nor our citizenship by the vote we cast in elections every four years. The museum is a fundamental part of our common humanity and of our shared identity as citizens of a thriving and dynamic society. As citizens we take part in the decisions concerning the making of the world we live in, and the museum is a place where we find our past, in order to help us create our future. The museum is a place where, in dialogue with contemporary artists of earlier times, we find ourselves in all our complexity, our richness, our agency. The museum is not where we consume culture – it is where we produce it. Long before Franceschini’s reforms, however, the visionary Director of the Pinacoteca di Brera, Franco Russoli, had openly declared that the museum’s mission must be rethought, and expanded well beyond the mission of mere stewardship of cultural heritage. In his 1971 speech to ICOM, entitled Il museo come elemento attivo nella società (the museum as an active element of society) Russoli wrote that we in the museum community had to do the following: To make it clear that the institution should not be considered (or not only considered) a temple, a treasury, an archive, a workshop, a tool for providing information at different cultural levels or a place for specialist research. To point out that the works of art which the museum houses must be offered to people in such a way that they can use them not only for learning facts or for their own personal enjoyment, but also, indeed primarily, for forging thoughts and ideas in an environment conducive to the free development of the intellect. [...] We must demonstrate that a museum is quite the