Pinacoteca di Brera Informazioni

Pietà

Il restauro della Pietà di Giovanni Bellini è stato realizzato nel laboratorio di restauro della Pinacoteca di Brera fra il novembre 2010 e il dicembre 2012.
Giovanni Bellini, Pietà, prima e dopo del restauro.
Giovanni Bellini, Pietà, prima e dopo del restauro.
3. Particolare di Giovanni in radiografia, riflettografia, infrarosso falso colore, fluorescenza ultravioletta e luce visibile.
3. Particolare di Giovanni in radiografia, riflettografia, infrarosso falso colore, fluorescenza ultravioletta e luce visibile.

L’intervento era necessario a causa di due principali motivazioni: una fessurazione, che da tempo interessava l’area superiore del dipinto causando una sensibile deformazione della superficie, dava segni di instabilità; inoltre la leggibilità dell’opera era fortemente condizionata dall’alterazione di vernici, patinature e ritocchi applicati sul dipinto in precedenti restauri.
Sono state effettuate un’accurata documentazione fotografica, ed una campagna di indagini diagnostiche, che comprende le riprese in riflettografia infrarossa, l’infrarosso falso colore, la fluorescenza ultravioletta, la radiografia, la fluorescenza X, la spettrometria colorimetrica e tre sezioni stratigrafiche.
Dall’incrocio dei vari risultati, dall’osservazione diretta e dai confronti con altri dipinti è stato possibile ottenere un quadro significativo della tecnica esecutiva e dello stato di conservazione dell’opera (fig. 3).

 

Tecnica pittorica

Il dipinto è costituito da due assi, in legno di pioppo non di prima qualità, disposte orizzontalmente. Il supporto era originariamente sostenuto da due traverse inchiodate lungo i margini laterali (fig. 4). La tavola è preparata alla pittura con due strati di gesso e colla. In prossimità dei margini perimetrali il gesso si interrompe rilevandosi in una leggera “barba”, e ciò suggerisce la presenza in origine di una cornice applicata.
Sulla preparazione bianca l’artista ha disegnato la composizione a pennello con un inchiostro scuro. Il disegno descrive accuratamente il contorno delle figure, le pieghe dei panneggi e i tratti espressivi dei volti; le figure sono poi chiaroscurate con un tratteggio diagonale di pennellate più diluite (fig. 5).
La Pietà è dipinta prevalentemente con la tecnica della tempera all’uovo, e la stesura pittorica è costituita dall’accostamento di molte piccole pennellate (figg. 6, 7).

In alto, da sinistra, verso del dipinto dopo il restauro e riflettografia infrarossa. In basso, da sinistra, dettaglio degli occhi di Giovanni e accanto dettaglio dai volti di Maria e Gesù.
In alto, da sinistra, verso del dipinto dopo il restauro e riflettografia infrarossa.
In basso, da sinistra, dettaglio degli occhi di Giovanni e accanto dettaglio dai volti di Maria e Gesù.
8. Stratigrafia sul manto blu della Vergine. Si distinguono la preparazione bianca di gesso e colla, il blu di azzurrite in due strati, un sottile ritocco e una vernice alterata non originale.
8. Stratigrafia sul manto blu della Vergine. Si distinguono la preparazione bianca di gesso e colla, il blu di azzurrite in due strati, un sottile ritocco e una vernice alterata non originale.

I pigmenti utilizzati sono il blu di lapislazzuli con bianco di piombo nel manto di Giovanni e sul cielo, il blu azzurrite nel manto della Vergine e in parte nel cielo, il verde di rame nella veste di Giovanni e nel paesaggio, la lacca rossa con bianco di piombo nella veste rossa della Madonna, mentre gli incarnati sono realizzati con bianco di piombo, ocre, cinabro, e giallo di piombo e stagno. Le aureole originali erano realizzate con oro in conchiglia, ma sono state quasi totalmente rimosse nel corso di precedenti interventi e rifatte nell’Ottocento (fig. 8).
 

Restauri precedenti e stato di conservazione

Nell’archivio della Pinacoteca è registrato un restauro nel 1863, ma in precedenza l’opera era già stata pesantemente manomessa: rimossa la cornice originale, il dipinto era stato rifilato e aveva subito puliture aggressive che avevano lasciato ampie abrasioni della pellicola pittorica, macchie e gore nel cielo, mentre il manto blu della Vergine era solcato da scalfitture oblique. Questi danni erano stati ricomposti con significative ridipinture del cielo e delle figure, specialmente delle parti in ombra.
L’intervento del 1863 fu eseguito dal famoso pittore e restauratore Giuseppe Molteni. Egli pulì la superficie dallo sporco e da parte delle ridipinture precedenti, e ritoccò la superficie abrasa con velature particolarmente generose sul manto blu e sulla veste rossa della Vergine, nel volto e sul costato del Cristo, sui capelli di Giovanni e sul cielo, in alcuni casi reinterpretando le forme.
Il falegname Giuseppe Draghini si occupò del supporto: disgiunse, raddrizzò e riunì le assi con colla e inserti “a farfalla”, sostituendo le due traverse originali con tre traverse scorrevoli (fig. 9).
Prima del restauro lo stato di conservazione del dipinto non era buono: alcune fessurazioni interessavano l’area superiore del dipinto causando una sensibile deformazione della superficie, sollevamenti e cadute di colore (fig. 10).
La tavola era molto indebolita dalla grave erosione dei tarli e dall’intervento invasivo eseguito da Draghini che svolgeva un’azione dannosa, comprimendo e bloccando i movimenti naturali del legno. Le vernici e i ritocchi erano inoltre talmente alterati da rendere illeggibile l’opera.

Da sinistra, verso del dipinto prima del restauro e particolare di Maria prima del restauro, si nota la fessurazione passante.
Da sinistra, verso del dipinto prima del restauro e particolare di Maria prima del restauro, si nota la fessurazione passante.
Intervento di restauro

Il restauro è iniziato dal supporto del dipinto, le traverse ottocentesche sono state sostituite con un sistema capace di assecondare i movimenti del legno. Di conseguenza la tavola ha potuto recuperare la sua naturale leggera curvatura, le deformazioni sono molto migliorate e le fessurazioni si sono stabilizzate.
La pulitura della superficie dalle vernici e dalle ridipinture è stata progressiva, con l’obiettivo di restituire al dipinto luminosità e leggibilità, recuperando porzioni di pittura originale senza insistere eccessivamente sulle zone in più abrase (fig. 11).

A sinistra, rimozione delle vernici e delle ridipinture alterate. A destra, il dipinto dopo il restauro nella sua cornice.
A sinistra, rimozione delle vernici e delle ridipinture alterate. A destra, il dipinto dopo il restauro nella sua cornice.

Successivamente le lacune sono state stuccate e reintegrate in modo riconoscibile con colori reversibili, e su tutta la superficie è stato steso un protettivo.
Anche la cornice è stata sottoposta ad un intervento di revisione: dopo la pulitura superficiale, il raccordo col dipinto è stato modificato in base alla nuova curvatura della tavola, sono stati inoltre applicati un vetro museale e un pannello di protezione sul verso (fig. 12).

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