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Ninfe al bagno

Scheda tecnica
  • Titolo
    Ninfe al bagno
  • Autore
    Bernardino Luini
  • Anno
    1514 circa
  • Dimensioni
    cm 135 x 235
  • Inventario
    5529
  • Sala
    X

L’opera fa parte del ciclo di affreschi di Bernardino Luini provenienti dalla villa Pelucca nei pressi di Monza.

Gli affreschi provenienti dalla villa Pelucca nei pressi di Monza, ora inglobata nel comune di Sesto San Giovanni e trasformata in casa di riposo, entrarono a Brera negli anni 1821 e 1822, quando l’edificio, residenza durante il periodo napoleonico del viceré Eugenio di Beauharnais, e passato nel 1816 al demanio del regno Lombardo – Veneto, stava per esser venduto a privati.
L’allestimento attuale li ripresenta quasi al completo, dopo una lunga permanenza nei depositi. La campagna di stacchi fu effettuata da Stefano Barezzi, che li trasportò su tavole di legno, secondo un metodo diffuso fra la fine del XVIII secolo e il XIX secolo causa delle numerose fessure che ora attraversano i dipinti.
Non tutti i frammenti entrarono nella Pinacoteca di Brera: alcuni infatti, ricomparvero in diversi musei e collezioni. Il restauro, compiuto da Pinin Brambilla Barcilon e diretto da Maria Teresa Binaghi Olivari, ha mantenuto i supporti lignei in quanto testimonianza storica di quella tecnica di estrazione dei dipinti murali.
Committente della decorazione della Pelucca era il nobile milanese Gerolamo Rabia, che aveva ereditato la tenuta dal padre Luigi nel 1506. Gli affreschi furono prelevati da quattro diversi ambienti della Pelucca; il criterio arbitrario seguito nella scelta, con l’eliminazione di vaste porzioni delle scene e delle architetture dipinte che presumibilmente le incorniciavano, ne ha alterato la leggibilità e ha compromesso la possibilità di comprendere il significato iconografico di alcuni di essi.
Dal punto di vista dello stile, gli affreschi della Pelucca mostrano una stretta vicinanza a Bramantino. Un omaggio palese si trova nel Ninfe al bagno, dove il personaggio di spalle deriva da una figura di Febbraio della serie degli arazzi dei Mesi commissionati da Gian Giacomo Trivulzio e finiti di tessere da Benedetto da Milano a Vigevano nel 1509, su cartoni probabilmente approntati dal Bramantino già intorno al 1501. Questa scena è forse collegabile alla storia di Diana e Callisto nelle Metamorfosi e nei Fasti di Ovidio. Il tema delle bagnanti in paesaggi boschivi ricorre nella pittura del Cinquecento, con significato non sempre chiaro. L’ambientazione nella natura di questi affreschi si richiama a fonti classiche e alle indicazioni di Leon Battista Alberti.

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