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Trittico di Camerino (Trittico di San Domenico)

Scheda tecnica
  • Titolo
    Trittico di Camerino (Trittico di San Domenico)
  • Autore
    Carlo Crivelli
  • Anno
    1482
  • Dimensioni
    I Santi Pietro e Domenico cm 167 x 63; Madonna con il Bambino cm 190,5 x 78; i Santi Pietro Martire e Venanzio cm 167 x 61,8; i Santi Antonio Abate, Girolamo e Andrea cm 26 x 62; i Santi Giacomo, Bernardino e il beato Ugolino Malagotti da Fiegni (?) cm 26 x 62
  • Inventario
    155-350-351
  • Sala
    XXII
  • Firma
    OPUS CAROLI CRIVELLI VENETI/M48II

Le tavole sono quanto resta di un insieme sontuoso che proviene dalla città marchigiana di Camerino, raffigurata con realismo tra le mani del suo santo protettore, Venanzio. La presenza di oggetti in rilievo, le chiavi e il pastorale di san Pietro, i gioielli, i coltelli che feriscono san Pietro Martire, la ricchezza di ori lavorati in modi diversi e l’abilità nella riproduzione dei materiali, dal vetro del vaso al velo della veste di san Pietro o ai frutti che decorano il basamento, vogliono fare delle immagini una presenza reale.
Il trittico giunse a Brera dalla chiesa di San Domenico a Camerino nel 1811, in seguito alle spoliazioni napoleoniche. L’assetto compositivo deriva dal polittico dei “Santi belli”, eseguito nel 1480 da Nicolò Liberatore per la chiesa di San Venanzio a Camerino, che a sua volta si inserisce in una tradizione tipicamente camerinese.
Durante il trasferimento alla Pinacoteca andò perduta la cornice originale che conteneva probabilmente anche altre scene: due di queste, l’Angelo annunciante e la Vergine annunciata, giunsero a Brera ma furono oggetto di scambio con altri dipinti.
Restarono invece in Pinacoteca due parti della predella. Come più tardi nella Madonna della Candeletta, Crivelli cesella minuti dettagli decorativi, fa sfoggio di arditi scorci prospettici e suggerisce l’esistenza di uno spazio unitario e moderno dietro la struttura arcaica del polittico a scomparti; tuttavia, in quest’opera del 1482, l’insieme appare meno esuberante e più naturale.

 

Didascalia d’autore

Cosa si spinge di più nel nostro spazio: le chiavi, il fermaglio e il bastone di San Pietro, tutte applicazioni in gesso e metallo, oppure la curva sporgente del piedistallo dipinto su cui sta il santo, con l’improbabile fregio di “vere” mele mature? La spada di gesso che spacca la testa di san Pietro martire sbuca letteralmente dalla superficie del dipinto, ma i nostri occhi giurano che il vassoio che san Venanzio regge in scorcio emerga con maggiore forza drammatica. In questa gara fra pittura e scultura vince la pittura.
Ingrid Rowland
 

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