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Testa maschile

Scheda tecnica
  • Titolo
    Testa maschile
  • Autore
    Carlo Bononi
  • Anno
    1616-17
  • Dimensioni
    mm 236 x 205
  • Inventario
    173

Nonostante l’attribuzione tradizionale testimoniata da un’iscrizione, e a dispetto della sua qualità, il foglio è rimasto per diverso tempo ai margini del catalogo grafico di Bononi, senza che la sua importanza fosse riconosciuta. Fu discusso per la prima volta da Emiliani (1959), che accoglieva il riferimento al pittore ferrarese; un decennio più tardi Schleier (1969) riteneva al contrario che lo stile non collimasse con quello delle prove note di Bononi, e dunque lo espungeva dal suo corpus, a quel tempo ancora in fase poco più che embrionale. Qualche anno più tardi (1972) lo stesso studioso ha rivisto la propria opinione, ed ha accolto il foglio affermando che l’attribuzione tradizionale meritava una rivalutazione («a re-evaluation»). Con l’identica formula («da rivalutare») è stato discusso anche da Bentini (1990): questa sfumatura negativa ha in qualche modo pesato sulla considerazione del disegno, mai pienamente apprezzato, come un figliol prodigo ritornato troppo tardi e accolto a malincuore.
Occorre quindi ribadire con forza un’attribuzione assolutamente sicura, e sottolineare che il foglio non è semplicemente «da rivalutare», bensi da inserire in posizione prominente tra i pochi studi di teste che ci sono rimasti, in virtù della bellezza dell’invenzione e della sicurezza del segno.
La pietra nera, tecnica prediletta da Bononi per gli studi di particolari anatomici, è qui declinata in due modi all’apparenza molto diversi, ma che convivono nella medesima composizione. I contorni del collo, i riccioli della barba e dei capelli sono tracciati con grande rapidità, senza ripensamenti, quasi si trattasse di un primo schizzo con cui l’artista non si cura d’altro che di fissare le proporzioni generali della testa. Al contrario, i tratti del volto sono definiti con grande attenzione, attraverso un chiaroscuro morbido, particolarmente attento alla distribuzione delle luci. L’incarnato è liscio, come sempre in Bononi (nei giovani come negli anziani), e su di esso la luce scorre morbida. Spicca il solito naso larghissimo, che contraddistingue le fisionomie del pittore.
Il disegno è preparatorio alla testa di san Domenico nella Trinità adorata dai beati, nel soffitto della navata di Santa Maria in Vado (una buona parte dei disegni di Bononi che si riferiscono a opere sicure si collegano a quella impresa capitale, che assorbì molte delle sue energie creative: un riepilogo in Bentini e Mazza 1990, pp. 70-72). È uno dei pochi superstiti di una copiosa produzione di teste ricordata dalle fonti, ma che purtroppo ci è in gran parte sconosciuta. I dubbi di Schleier (1969), che vedeva solo una «vaga somiglianza» («vague resemblance>>) con il San Domenico di Santa Maria in Vado, nascevano appunto dai pochissimi confronti possibili: non a caso sciolse le proprie riserve dopo aver preso visione della copia della testa del Laocoonte della collezione König-Fachsenfeld, che presenta caratteristiche simili a quelle del disegno di Brera (Schleier 1972, pp.368-369). L’elenco degli altri studi di teste è piuttosto breve. Non conosciamo la destinazione del disegno degli Uffizi (inv. 18102 F: Schleier 1972, p. 370), più rapido e tecnicamente più asciutto. Il bel foglio del Nasjonalmuseet di Oslo (Fischer 1984, pp. 60-61) si riferisce al personaggio vestito di viola a destra nel Miracolo del Preziosissimo Sangue ancora in Santa Maria in Vado; per il catino dell’abside della stessa chiesa, e precisamente per l’angelo accanto al ginocchio sinistro di Cristo, è la Testa di giovane del Centro Alessandro Maggiori (E. Schleier in Fermo e Monte San Giusto 1992, p. 54). Non è ancora riemersa un’altra Testa di giovane transitata anni addietro sul mercato (Finarte, Milano, 9-10 giugno 1976, lotto 53: Schleier 1980, p. 25), che a giudicare dalla riproduzione potrebbe essere l’unico studio tratto effettivamente dal vero, da mettere forse in relazione con il personaggio all’estrema destra nel Miracolo del cuore dell’avaro già nella chiesa di San Francesco a Ferrara (distrutto durante la seconda guerra mondiale), o con quello in posizione analoga nel San Paterniano che risana la cieca Silvia.
Come si è detto, il disegno di Brera si accosta alla testa di San Domenico nella Trinità adorata dai beati in Santa Maria in Vado. In realtà, attraverso piccoli aggiustamenti nella forma della barba e dei capelli, Bononi ha derivato molti dei visi dei personaggi principali di quella scena da un unico cartone. Cosi lo stesso tipo fisionomico torna nelle figure principali, poste al centro dei quattro lati. Il volto di san Domenico è quasi identico a quello di san Francesco che gli sta di fronte, e a quello di sant’Andrea immerso nell’ombra e con una lunga barba; sul lato opposto, il medesimo disegno torna nei volti di due santi più giovani, Stefano e Maurelio, con una inclinazione appena variata. Ma si vedano anche volti femminili, come quelli delle sante Cecilia e Caterina di Alessandria, che fiancheggiano il già citato sant’Andrea.
A questo punto poco importa sapere se alla base di questo sistema di variazioni ci sia stato o meno uno studio tratto dal vero (che in ogni modo non può essere il foglio qui discusso). Nel caso, è chiaro comunque come l’artista lo abbia rielaborato in studio per cavarne il maggior profitto possibile. Da questo procedimento economico di reiterazione (o meglio, anche da esso) deriva quel senso di compattezza stilistica e poetica che pervade l’arte di Bononi.
 
Bibliografia: A. Emiliani (a cura di), I disegni del Seicento emiliano nella Pinacoteca di Brera, catalogo della mostra (Milano, Pinacoteca di Brera, 1959), Milano 1959, pp. 62-63; E. Schleier, Carlo Bononi and Antonio Gherardi, in “Master Drawings”, VII, 4, pp. 415-416; E. Schleier, More Drawings by Bononi, in “Master Drawings”, X, 4, 1972, pp. 370, 376; J. Bentini in Bentini e Mazza (a cura di), Disegni emiliani del Sei -Settecento. I grandi cicli di affreschi, Cinisello Balsamo 1990, p. 72; C. Bernardini in AA.VV. , Disegni Emiliani dei secoli XVII-XVIII della Pinacoteca di Brera, catalogo della mostra (Bologna 1995), a cura di D. Pescarmona, A. Emiliani, R. Roli, L. Ciammitti, F. Valli, P. Bagni, Milano 1995, p. 66; Michele Danieli in AA. VV., Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’officina ferrarese, mostra a cura di G. Sassu e F. Cappelletti, Ferrara Palazzo dei Diamanti, 2017-2018.

 

Michele Danieli

 
 
Autore: Carlo Bononi (Ferrara, 1569 – 1632)
* Tecnica: pietra nera, gessetto bianco su carta marrone; controfondato.
In basso a destra marchio a secco dell’Accademia di Brera. In basso a sinistra a penna “Carlo Bononi”.
Provenienza: Accademia di Brera (Acqua, 1857).

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