Natura morta con piatto di peltro, aragoste, limone, ampolle di vetro, pane e bottiglia di vino
Scheda tecnica
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Titolo
Natura morta con piatto di peltro, aragoste, limone, ampolle di vetro, pane e bottiglia di vino -
Autore
Pitocchetto (Giacomo Ceruti) -
Anno
1750 - 1760 -
Dimensioni
cm 43 x 59 -
Inventario
508 -
Sala
XXXVI
Le due splendide nature morte, fino a non molti anni fa considerate le uniche attribuibili all’artista, furono ritrovate tra i beni di proprietà del segretario dell’Accademia di Belle Arti Carlo Bianconi all’atto della sua morte, avvenuta nel 1802. L’attribuzione al Ceruti, già avanzata da Giuseppe Bossi nel 1806 al momento del trasferimento dei dipinti a Brera, stentò a trovare il consenso unanime degli studiosi, all’epoca ostacolati dall’assenza di confronti con altre analoghe prove: attualmente, grazie alla più approfondita conoscenza del catalogo dell’artista e, più in generale, della produzione pittorica del Settecento lombardo, le due tele braidensi vengono considerate il punto d’arrivo della ricerca naturalistica condotta da Ceruti, resa preziosa dai giochi di luce e dalla minuziosa resa dei dettagli. Già ritenute opere giovanili, sono invece capolavori del periodo tardo dell’artista, punto di arrivo della sua “pittura della realtà”, per la semplificazione compositiva, la preziosità dei giochi di luce sui vetri, il colore intenso e contrastato dei gamberi e del limone, la minuziosa resa dei dettagli. Solo lo spagnolo Luis Mélendez, in quegli stessi anni, raggiunge questa disadorna poesia del quotidiano.