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Autoritratto

Scheda tecnica
  • Titolo
    Autoritratto
  • Autore
    Giovanni Ambrogio Figino
  • Anno
    1585 ca.
  • Dimensioni
    mm 321 x 219
  • Inventario
    869
  • Firma
    Io Ambrosij Figini Effigies

L’Autoritratto di Giovanni Ambrogio Figino, abile disegnatore allievo di Lomazzo, e quello della sorella Caterina vengono presentati da Giuseppe Bossi, segretario braidense (1801-1807), nella Notizia delle opere di disegno pubblicamente esposte nella Reale Accademia di Milano nel maggio 1806, ovvero la prima descrizione ragionata dell’ordinamento delle opere presenti nella Gallerie dell’Accademia (Coppa, in Pescarmona 1986, p. 58). In particolare, i due disegni facevano parte del “Gabinetto dei Ritratti dei pittori” (Coppa 2009, pp. 23-51) allestito da Bossi stesso al fine di mostrare “una collezione del tutto nuova per la Città nostra”, che raccogliesse “i ritratti de’ nostri più insigni artisti”, e che rendesse merito alla avvertita lacuna storiografica relativa alla scuola pittorica milanese (Coppa 2009, p. 23). Figino veniva presentato come “uno de’ più valenti Artefici Milanesi, di cui si hanno insigni, e pochissime notizie. Fu allievo del Lomazzo, e fiorì sul finire del secolo XVI” (Bossi 1806, p. 28). Va ricordato che lo stesso Giuseppe Bossi, conclusa l’esperienza di segretariato presso l’Accademia di Brera (1801-1807), già nel 1808 possedeva un consistente numero di disegni di Ambrogio Figino (Le memorie di Giuseppe Bossi. Diario di un artista nella Milano napoleonica, a cura di C. Nenci, Milano 2004, p. 13), ora conservati presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia, in qualche caso accompagnati da note artistiche vergate sul volume che li conteneva, l’Album F , appunti significativi per l’avvio della loro fortuna critica (Perissa Torrini 1987, pp. 26-28).

I due ritratti hanno trovato una prima valorizzazione scientifica nel contributo di  Dell’Acqua, che riproduce solo il Ritratto della sorella nell’ambito dell’esplorazione del fondo grafico braidense (Dell’Acqua 1937, p. 135, fig. 1) per via dello stato di conservazione “sbiadito” dell’Autoritratto “con pizzo, baffi ed un poco di cipiglio  spagnolesco” (Dell’Acqua 1937, p. 137). Considerati da Ciardi (1968), nella monografia dedicata al Figino, i due ritratti vengono accostati ad altri fogli delle Gallerie dell’Accademia di Venezia per l’attestata abilità ritrattistica del pittore (1968, pp. 54-55).

Giovanni Ambrogio Figino trova nelle fonti letterarie e poetiche (Coppa, in Pescarmona 1986, p. 58) un dovuto riconoscimento per la sensibilità non solo artistica, come documenta la raccolta di poesie in suo onore nel ms. King’s 323 del British Museum di Londra (Camilla Colzani, Figino e i letterati: unipotesi per il Ms Kings 323, in “Studi seicenteschi”, vol. LXII, 2021, pp. 125-138), tanto da renderlo ricercato nell’ambito della nobiltà aristocratica e dalle alte gerarchie ecclesiastiche, com’è possibile verificare dai confronti proposti dalla Perissa Torrini (Perissa Torrini 1987, p. 17; Appendice, Figg. 30, 31, 42, pp. 180-182) e puntualizzati da Pavesi (pp. 215-217, Figg. 2.82-2.83). È da segnalare, inoltre, che nel 1612 il conoscitore comasco Girolamo Borsieri fa cenno, in una sua raccolta poetica, di un Autoritratto dipinto dal pittore realizzato sopra una tavoletta di cipresso, forse lo stesso registrato nella vendita del 1764 della collezione Trivulzio (Morandotti 2002, p. 88).

Contraddistinti a livello tecnico dall’uso di un segno sfumato e dall’impiego di matite colorate, i due fogli si distinguono per una chiave formale assai raffinata, soprattutto nutrita da valori naturalistici raggiunti anche grazie all’impiego del colore, pratica questa  assimilata al tempo del suo apprendistato, quando “aveva a disposizione la ricca raccolta di grafica leonardesca del Lomazzo” (Ciardi 1968, pp. 35-36;) e poteva copiare opere dei degli accoliti del maestro toscano (P.C. Marani in Disegni lombardi del Cinque e Seicento 1986, pp. 60-62, n. 14).

Bibliografia: Giuseppe Bossi, Notizia delle opere di disegno pubblicamente esposte nella Reale Accademia di Milano nel maggio 1806, Milano 1806, pp. 27-28; Elenco… 1913, p. 75; G. A. Dell’Acqua, Disegni inediti della R. Pinacoteca di Brera, in “L’Arte”, aprile 1937, fasc. II, volume VIII, pp. 137-138, ill. p. 135 (Caterina); Ciardi, 1968, pp. 54, 170-71, nn. 203-204, ill. tavv. IV-V; Simonetta Coppa, in Disegni Lombardi de Cinquecento e Seicento della Piancoteca di Brera e dell’Arcivescovado, a cura di Daniele Pescarmona, Cantini Edizioni, Firenze 1986, pp. 58-59, nn. 12-13; Annalisa Perissa Torrini, Disegni del Figino, Gallerie dell’Accademia di Venezia, Electa, Milano 1987, p. 17, 20; ill. p. 25 (Autoritratto), in Appendice: figg. 26-27; Simonetta Coppa, La pittura lombarda del Seicento e del Settecento nella Pinacoteca di Brera, Cantini Edizioni, Firenze 1989, ill. pp. 24-25, p. 29; Alessandro Morandotti, in Il ritratto in Lombardia (catalogo della mostra), Milano 2002, pp. 88-89, nn. 25-26; Simonetta Coppa, Giuseppe Bossi. Il Gabinetto dei ritratti dei pittore, Electa, Milano 2009, p. 24 ill.; Mauro Pavesi, Giovanni Ambrogio Figino Pittore, Aracne editrice, Canterano (RM) 2017, tavv. 1-2, pp. 10-11, p. 103, nota 1, p. 106, nota 12.

Rosalba Antonelli

Matita nera, matita rossa, tracce di gessetto bianco su carta originariamente grigio cerulea.

In basso la scritta: “Io: Ambrosij Figini Effigies/Propria Manu Expressa/lo: Vincenti, et Luciae Crassae Filij/Aevi Nostri Ap(ell)is”.

Sul verso del controfondo sono le scritte, a penna: “Inv. Acc. 663”, e a matita nera: “inv. 258”.

 

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