Il carro di Apollo
Scheda tecnica
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Titolo
Il carro di Apollo -
Autore
Andrea Appiani -
Anno
1795 - 1796 ca. -
Dimensioni
mm 1340 x 2225 -
Inventario
879 -
Firma
Andrea Appiani (Milano, 31 maggio 1754 - 8 novembre 1817)
Nell’inverno tra il 1795 e il 1796 Andrea Appiani, il maggiore pittore neoclassico attivo a Milano, iniziò ad affrescare un locale noto come “tempietto di Apollo” nel palazzo del conte Giacomo Sannazzaro. I lavori, interrotti dai rivolgimenti politici, ripresero solo nel 1800 e portarono a compimento il ciclo raffigurante le Storie di Apollo. Con la scomparsa del conte l’edificio divenne la sede del ministero delle Finanze e l’abitazione del ministro Giuseppe Prina, la cui morte violenta provocata della folla inferocita segnò la fine del governo francese a Milano il 20 aprile 1814. Pochi giorni dopo, la Reggenza Provvisoria del Regno d’Italia deliberava la demolizione del palazzo per ampliare la piazza prospiciente la chiesa di San Fedele e una commissione dell’Accademia di Brera verificava la possibilità di rimuovere le pitture di Appiani. L’operazione fu eseguita da Alessandro Chiesa, collaboratore dell’artista ed esperto nella pratica “estrattiva” per aver eseguito tutti gli strappi degli affreschi allora conservati nelle collezioni braidensi. Nel 1817, per onorare il maestro da poco defunto, la Pinacoteca gli intitolò un ambiente nel quale oltre ad alcuni cartoni autografi donati da Appiani in persona nel 1806, si andavano raccogliendo i dipinti di paesaggio moderni. Nella volta del “Gabinetto Appiani” vennero inserite le figure monocrome delle Muse e collocata la medaglia del soffitto raffigurante il Carro di Apollo, che successivamente risultò nel percorso espositivo fino agli anni sessanta del XX secolo; le scene di Apollo e Dafne, Apollo e Giacinto rimasero a Brera, esposte per qualche decennio, mentre Apollo e Clizia, e la Contesa tra Apollo e Marsia dal 1902 furono concesse in deposito alla Galleria d’Arte Moderna di Milano (Marelli, in La Sala del Paesaggi… 2009, pp. 36-37, 38, 89 con bibliografia precedente). Appiani era solito far precedere l’esecuzione degli affreschi da un’attenta elaborazione che, come ricorda Francesco Reina, usualmente si articolava in “pensiero a lapis; schizzo ad acquerello; studi in piccolo; studi in grande: studi parziali di teste, braccia, cosce, gambe, piedi, panneggiamenti; rilievi in plastica, cartoni grandi anche per quadri a olio” (Mellini 1986, p. 116). Il disegno qui oggetto di studio è il cartone preparatorio per il grande ovale col Carro di Apollo, donato nel 1847 all’Accademia di Brera dallo scenografo Alessandro Sanquirico (notizia gentilmente fornitami da Francesca Valli) e successivamente entrato nelle collezioni della Pinacoteca di Brera nel 1892; nel 1902 fu depositato alla Galleria d’Arte Moderna assieme ai due episodi delle Storie di Apollo e ad altri cartoni, sempre di proprietà della Pinacoteca di Brera, relativi agli affreschi in Santa Maria presso San Celso. Il taglio compositivo fortemente scorciato della scena rievoca gli esempi manieristici di Giulio Romano in Palazzo Te a Mantova, un’invenzione che Appiani ripropose nell’Apoteosi di Napoleone per la sala del trono a Palazzo Reale; l’uso dello sfumino sui tratti decisi di carboncino rialzati dai tocchi di gesso bianco conferisce al disegno un impasto di tinte molto pittorico, finalizzato a ottenere quei valori luministici tipici del rinascimento lombardo che si ritrovano anche nel coevo cartone Dio Padre in gloria di angeli per la pala di San Martino in Alzano (Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe). Il recente restauro ha permesso di verificare che il retro del cartone è annerito col carboncino, cioè predisposto per trasferire il disegno sull’intonaco ricalcandolo con uno stilo. Due studi per la figura di Apollo e per un Cavallo rampante si trovano presso l’Accademia di Belle Arti di Brera (Gabinetto dei disegni, Album Appiani); i cartoni che completano le Storie di Apollo sono alla Galleria d’Arte Moderna dove giunsero per legato del conte Gian Giacomo Attendolo Bolognini nel 1865 (Dallaj 2013).
Bibliografia: G.Beretta, Le opere di Andrea Appiani. Commentario (1848), ed. anastatica a cura di R. Cassanelli 1999, p. 147 nota 1; M. Precerutti Garberi (a cura di), Andrea Appiani. Pittore di Napoleone, catalogo della mostra (GAM Milano), Milano 1969, p. 40, n. 38, fig. 28; M. Piccolo, Il restauro del cartone, in Leonardo e Raffaello per esempi…Disegni e studi d’artista, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Medici Riccardi 20008) a cura di C. Frosinini, Firenze 2008; A. Dallaj, L’esposizione al pubblico del cartone di Andrea Appiani, Amore che tempra la freccia, in “Rassegna di studi e di notizie” , vol. XXXVI, a. XL, 2013, pp. 154-156, 173; I. Marelli in Il Primato del Disegno. I disegni dei grandi maestri a confronto coi dipinti della Pinacoteca di Brera, a cura di S. Bandera, Milano 2015, p.154-155.
Isabella Marelli