Angeli cantori e musici
Scheda tecnica
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Titolo
Angeli cantori e musici -
Autore
Bernardo Zenale -
Anno
1500 circa -
Sala
X
Cinque tavole con Angeli cantori e musici circa 1500, dalla cantoria dell’organo di Santa Maria di Brera
Dono generoso e raro alla Pinacoteca di Antonella e Guglielmo Castelbarco in ricordo della madre Luisa Sormani Andreani Verri, le cinque tavole con Angeli musici e cantori, dipinte intorno al 1500, capolavoro di Bernardo Zenale, sono entrate alla Pinacoteca di Brera nel 2021. Esse ornavano in origine il parapetto dell’organo di Santa Maria di Brera, casa madre dell’ordine degli Umiliati e cantiere artistico tra i più importanti di Milano alla fine del Quattro e all’inizio del Cinquecento. Lo strumento era stato commissionato nel 1499 al celebre e richiestissimo organaro Domenico Baldi da Lucca.
L’ingresso nel nostro museo ha permesso di riunire in Pinacoteca la gran parte delle testimonianze della stagione artistica rinascimentale, sopravvissute alla soppressione della chiesa nel 1808 e alla conseguente annessione all’Accademia di Brera. Gli Angeli cantori e musici sono esposti nella sala XI accanto agli affreschi della Madonna del tappeto (1485) e del Martirio di san Sebastiano (1488 circa) di Vincenzo Foppa e alla Pala Busti (circa 1515/1518) dello stesso Zenale. Al Museo Nazionale della ‘Scienza e della Tecnologia ‘Leonardo da Vinci’, si può vedere l’affresco di Bernardino Luini, diviso in due parti, con il Padre Eterno e la Vergine con il Bambino, i santi Antonio abate e Barbara e un angelo (1521), in deposito dal nostro museo.
Nel 1571, quando l’ordine degli Umiliati fu soppresso, l’organo fu smontato e venduto ai frati di San Francesco Grande, insieme alle ante attribuite a Bramantino da Vasari (Le Vite… 1550 e 1568) e da Lomazzo (Trattato dell’arte della pittura, scoltura e architettura 1584) e ai pannelli del parapetto. Dopo il crollo di parte della chiesa nel 1668 l’insieme fu smembrato. Delle ante si persero le tracce, mentre gli Angeli cantori e musici, creduti di Leonardo da Vinci, furono registrati nel 1738 nell’inventario della collezione dell’abate olivetano Gian Matteo Pertusati e vennero ereditati dal nipote Carlo. Alla fine del Settecento il principe Kaunitz si mosse per acquistare le cinque tavole, venendo poi sconsigliato dal pittore Martin Knoller a causa dell’attribuzione che appariva incerta e dello stato di conservazione non ottimale. Esse rimasero pertanto ad Antonio Maria Greppi, che aveva fatto da mediatore per l’acquisto. Nel XVIII secolo gli Angeli musici e cantori appartennero alle raccolte Pertusati e Greppi, poi a quella della famiglia Andreani, dal 1831 Sormani Andreani Oltre che a Leonardo, nel corso del tempo gli Angeli cantori e musici furono riferiti, fra gli altri, a Bramantino. L’attribuzione a Zenale, suggerita nel 1902 e poi smentita da Wilhelm Suida, fu confermata da Maria Luisa Ferrari nel 1960. La datazione intorno al 1500, già indicata da Alessandro Ballarin è confermata dalle vicende dell’organo. Bernardo Zenale reagisce in questo momento alle sperimentazioni prospettiche di Bramantino e a quelle sulla luce e lo spazio di Leonardo nel Cenacolo. Le citazioni in opere datate nel primo decennio del Cinquecento di altri pittori, come Pedro Fernandez, confermano l’immediata risonanza di questo capolavoro.
Quando realizzò la cantoria dell’organo di Santa Maria di Brera Bernardo Zenale era già uno dei maestri più affermati di Milano. Socio di Bernardino Butinone nel polittico di San Martino a Treviglio e nella cappella Grifi in San Pietro in Gessate a Milano, alla fine degli ottanta e negli anni novanta del Quattrocento era attivo nei cantieri ducali di Santa Maria delle Grazie e della Certosa di Pavia. Per vari decenni il suo stile, in continuo dialogo con Bramante e poi con Bramantino e Leonardo, esercitò una notevole influenza su altri pittori, fra i quali Bernardino Luini. Riconosciuto fra i massimi esperti di architettura, Zenale secondo Cesare Cesariano (Commentari ai De architectura libri decem di Vitruvio, 1521) si sarebbe recato a Roma per studiare le antichità. Nel 1522 era capo della Fabbrica del Duomo. Affiancato da una grande bottega, egli era una delle figure artistiche più autorevoli e influenti della Milano dei suoi tempi, un ruolo che gli è stato ormai stabilmente riconosciuto dagli studi.