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Breraviglie. Meraviglie di Brera dipinte in rima

01 - Introduzione

Qui raccolte alcune storie
di dipinti e loro memorie.
Non s’inganni chi le legge
per la levità che tutto regge.
Non si tratta di invenzioni:
son racconti veri e buoni.
Ti porteran con leggerezza
dietro la maschera della bellezza.

Voce di Annalisa Longo

02 - Giovanni da Milano, Cristo in trono, 1360-65

Sfavillante d’oro e con manto blu
Cristo giudice scruta il mondo da sotto in su.
In realtà vede lontano
oltre il frenetico mondo umano.
Osserva con condiscendenza
il destino della sua essenza:
da polittico grande e articolato
a dipinto solo e isolato.
Con le sue tavole sorelle
era una delle opere più belle
di quel Giovanni, giottesco pittore,
nato a Milano senza clamore.
Ma il mercato antiquariale,
senza starci troppo a pensare,
ha brutalmente separato
ciò che un tempo era unico apparato.
Oggi se tutte le parti vuoi ammirare
il mondo ti tocca attraversare.
Solo il Cristo approda a Milano
e da qui scruta il nostro fare tutto umano.

Voce di Annalisa Longo

03 - Andrea Mantegna, “Madonna con il Bambino e coro di cherubini” (Madonna dei Cherubini), 1485

Volto bello, volto gentile
quello della madre così poco infantile,
una Madonna monumentale,
che forse in passato riuscì a spaventare.
Per questo motivo, di cui non v’è certezza,
il suo volto fu ridipinto con forme di dolcezza.
E così l’opera dell’eccelso Mantegna pittore
fu mutata da un ignoto collega senza alcun pudore.
Il bel dipinto, così imbellettato,
per molto tempo a Bellini fu attribuito.
Ma venne un giorno di tardo Ottocento
un restauratore pieno di coraggioso ardimento.
Egli si accorse con sommo stupore
che sotto quel volto gentile v’era diverso colore.
Con grande rischio, ma profondo rispetto
rimosse il belletto col solvente e il raschietto.
Ritrovò con gioia la bellezza celata
di una fiera Madonna da Mantegna pittata.

Voce di Annalisa Longo

Vincenzo Foppa, “Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista”, 1485

Per l’aspetto scolorito
ti chiederai dove il mio colore sia finito.
Stavo in una sacrestia
prima che mi portassero via.
Ero un affresco, ben rifinito,
dipinto su un muro bianco e polito.
Ma temendo che un giorno potessi perire,
dal muro mi separarono con una tecnica sottile
per poi incollarmi con somma cura
sopra una tela da pittura.
“Affresco strappato” mi chiama oggi l’esperto d’arte
ricordando al mondo la mia folle sorte.
E tu già hai indovinato
perché sono così rovinato:
un po’ del mio colore
è rimasto con gran dolore
su quel muro di sacrestia
da cui mi han portato via.
Ma stai tranquillo, non ti arrabbiare:
oggi nessun affresco si fa più strappare!

Voce di Annalisa Longo

05 - Pittore leonardesco (Fernando Yañez o Fernando Llanos), “Madonna con il Bambino e l’agnellino”, 1502-05

Sono morbido e carino,
sembro proprio un agnellino.
Il Bambino mi stringe a sé,
voi sapete già il perché.
Ma con la posa assai flessuosa
celo bestia più sinuosa:
il pittore, con sommo zelo,
mi ha dipinto sopra ad un altro essere col pelo.
Accanto al codino mio si intravvede
la coda scura di chi mi precede:
non vedi doppio, non sei matto,
sotto di me qui c’è un gatto.
Il Bambino, forse allergico al pelo felino,
ha preferito farmi mutar in un lanoso agnellino.

06 - Simone Peterzano, “Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio”, 1570-73

Zitta zitta come sul divano
sta la Venere di Peterzano.
Non ha orpelli, né indumenti:
a guardarla quasi in imbarazzo ti senti.
Dea impavida e delicata,
la sua pelle non lascia certo celata
e con quieta ritrosia
non bada al satiro che il panneggio le porta via.
O forse la copre, con ebbra premura,
perché il pubblico non si prenda paura.
Tizianesca è la sua storia
e Peterzano ne ha buona memoria:
le bellezze più seducenti ed eccezionali
si ispirano alla statuaria di classici natali:
scoprire o coprire ambiguamente
è il gioco che più dischiude la mente.

07 - Lorenzo Lotto, “Il gentiluomo anziano con guanti (Liberale da Pinedel)”, 1542-44

Liberale da Pinedello
affatto robusto, ma assai snello;
nel vestito infagottato,
cucito in seta e damasco rasato.
Bordi in pelliccia di nero corvino
rifiniscono il giubbone in modo assai fino.
Son stoffe preziose, forse moda di Fiandra
portate in Treviso da nordica landa.
Notaio illustre e di nobiltà acquisita,
volle un ritratto per prolungarsi la vita.
E allora a Lorenzo, affermato pittore,
si rivolse il nostro fulvo signore.
La mano di Lotto gli dicono esser fina
e per pagarlo può bastare una gallina!
E fu così che questo ritratto
fu pagato la metà del contratto.
Storia già nota e già ripetuta:
chi è messo oggi sul più alto gradino,
fu un tempo ripagato con due fagiane e un fiasco di vino.

Voce di Annalisa Longo

07 - Carlo Crivelli, “Trittico di San Domenico”, 1482

Il signor Carlo Crivelli
amava trattare i dipinti come fini gioielli.
Oro zecchino a profusione
stendeva sugli sfondi decorati a incisione.
Non “cuciva” abiti colorati
ma sontuose vesti a 24 carati.
Se aveva voglia di esagerare
dettagli in rilievo sapeva modellare.
Controlla tu stesso, non puoi toccare,
ma se osservi bene li puoi certo trovare.
Guarda le chiavi insieme legate
in modo arguto le ha fabbricate.
Pensi sia oro massiccio? Sei in fallo,
è solo gesso ricoperto dal nobile metallo!

Voce di Annalisa Longo

Collezione artistica con audio

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