Orfeo ed Euridice
Scheda tecnica
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Titolo
Orfeo ed Euridice -
Autore
Ubaldo Gandolfi -
Dimensioni
mm 247 × 187 -
Inventario
Inv. 135
Le gambe levate, come a sfuggire al morso dei tre feroci mostri le cui teste sbucano dal fondo del foglio, la giovane che volge il capo all’indietro una volta raggiunta la sicurezza grazie all’aiuto di chi la soccorre fu scambiata per quella Atalanta che ingaggiò una letale sfida podistica con l’eroe beotico Ippomene (come The Race between Hippomenes and Atalanta è, appunto, interpretato il soggetto del foglio nella cartella relativa presso la Witt Library di Londra). Invece, a sottrarsi al morso degli Inferi (resi bene dalle mascelle spalancate dei tre molossi) è quell’Euridice, trascinata a forza da Orfeo che, come vuole la fiaba, non seppe però resistere dal volgersi a guardare la sua sposa, perdendola così per sempre. Lo struggente tema mitologico è più volte frequentato sia da Ubaldo (in questo caso) sia dal fratello Gaetano, e sia su carta sia su tela, a conferma di quanto colpì l’immaginazione dei due Gandolfi.
Questo in esame, in particolare, studia e prepara il dipinto che Marcello Oretti ricorda eseguito nel 1770 per il senatore Vincenzo Antonio Maria Marescalchi (1701-1791), oggi in collezione privata a Bologna.
Bibliografia: P. Bagni, I Gandolfi. Affreschi, dipinti, bozzetti, disegni, Bologna 1992; P. Bagni, in D. Pescarmona (a cura di), Disegni emiliani dei secoli XVII-XVIII della Pinacoteca di Brera, catalogo della mostra, Bologna, chiesa di San Giorgio in Poggiale, 15 gennaio – 26 febbraio 1995, Milano 1995; M. Riccòmini, I Gandolfi. Disegni della raccolta Certani alla Fondazione Giorgio Cini, Venezia 2018.
Marco Riccòmini
Autore: Ubaldo Gandolfi (San Matteo della Decima, 1728 – Ravenna, 1781)
Bagni 1992, pp. 130-131, cat. 118 (di cui la copia di Domenico Pedrini è conservata presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, inv. 399).
Tecnica: Matita nera, penna inchiostro bruno e bistro;
Incollato su foglio di supporto;
In basso a destra: timbro a secco dell’Accademia di Brera (non in Lugt);
Sul controfondo: in alto a destra, a penna e inchiostro bruno: «726»;
Provenienza: Accademia di Brera (Acqua, 1857).
Bibliografia: Bagni 1992, p. 133, n. 120; Bagni 1995, pp. 212-213, cat. 77; Riccòmini 2018, p. 30, n. 5.1.