Studio per Rinaldo e Armida
Scheda tecnica
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Titolo
Studio per Rinaldo e Armida -
Autore
Guercino (Giovan Francesco Barbieri) -
Anno
1664 ca. -
Dimensioni
mm 299 x 245 -
Inventario
15
Lo straordinario disegno eseguito a pietra rossa con un tratto veloce e spezzato, con vari ripensamenti nel contorno del volto e nel corpo di Armida e lungo il torace e il copricapo di Rinaldo, con un morbido chiaroscuro sfumato a rendere le ombre e i volumi del volto di Rinaldo, e del mento e collo di Armida, è stato pubblicato la prima volta da Francesco Malaguzzi Valeri (1906, n. 29), nell’occasione del catalogo dei disegni della Pinacoteca di Brera, con l’attribuzione a Guercino, ma con l’identificazione del soggetto come Tarquinio e Lucrezia e la menzione della provenienza dalle collezioni dell’Accademia di Brera, senza la proposta di alcuna datazione. Si deve a Prisco Bagni (in Disegni emiliani... 1997, p. 108, scheda 24) l’aver ricordato la convinzione di Sir Denis Mahon che si trattasse di un disegno originale del Guercino e la datazione al periodo tardo della sua
produzione. Il disegno fu utilizzato infatti come studio per un dipinto raffigurante Rinaldo e Armida, che il Guercino dipinse per il conte Odoccione Pepoli, pagato 100 ducatoni per due mezze figure, come risulta dal Libro dei conti di Guercino: “28 ottobre 1664 dall’ill.mo Sig CO. Odoccione Pepoli si è avuto per il quadro di Rinaldo e Armida ducatoni 100″. Prisco Bagni ricorda come il dipinto originale sia andato perduto, ma che esiste un dipinto dello stesso soggetto attribuito da lui e da Denis Mahon a Benedetto Gennari, del primo periodo bolognese, datato tra il 1666 (anno della morte del Guercino) e il 1672, di pertinenza del Museo di Capodimonte di Napoli, in deposito a Palazzo Montecitorio di Roma (1995, pp. 108-109). Benedetto Gennari si sarebbe ispirato agli studi di Guercino per il Rinaldo e Armida del conte Pepoli, che erano rimasti nella bottega alla morte
dell’artista. Jacopo Antonio Calvi nel suo volume Le notizie della vita e delle opere del Cav. Gio. Francesco Barbieri detto li Guercino, Bologna 1808 usava le felici espressioni di “gustosa facilità” e “pittoresca fantasia” a indicare i disegni di Guercino: “e tali disegni o siano fatti con la matita, o con la penna, o pure con questa e l’acquarello, hanno tutto il carattere di gustosa facilità, e per pittoresca fantasia si distinguono dallo stile di qualunque altro maestro”.
Il disegno di Brera, a pietra rossa naturale, può essere anche raffrontato con il bel disegno sempre nella medesima tecnica, raffigurante Lucrezia, delle collezioni dei Disegni e Stampe degli Uffizi, datato però al 1650 circa (Guercino... 2008, pp. 79-80).
Bibliografia: F. Malaguzzi Valeri, I Disegni della R. Pinacoteca di Brera, Milano 1906, n. 29; P. Bagni, in AA. VV., Disegni emiliani dei secoli XVII-XVIII della Pinacoteca di Brera, , catalogo della mostra (Bologna 1995) a cura di D. Pescarmona, A. Emiliani, R. Roli, L. Ciammitti, F. Valli, P. Bagni, Milano1995, pp. 108-109, scheda 24; L. Lodi in AA. VV., Il Primato del Disegno. I disegni dei grandi maestri a confronto con i dipinti della Pinacoteca di Brera. Dai Primitivi a Modigliani, catalogo della mostra a cura di S. Bandera, Milano 2015.
Letizia Lodi
Autore: Giovan Francesco Barbieri, detto Guercino (Cento, Ferrara, 1591 – Bologna, 1666)
* Tecnica: pietra rossa naturale su carta beige e sfumino.
Controfondato.
In basso a destra timbro a secco con corona e la lettera B dell’Accademia di Brera; in alto a destra a penna: “770”; in basso a sinistra a penna sul controfondo: “Guercino”; sul verso del disegno a matita: p. 9-15; in alto “Francesco Barbieri 64”; ancora a matita: “uno dei migliori disegni di questa raccolta”.
La calligrafia è molto probabilmente quella di Francesco Malaguzzi Valeri, che si accingeva a pubblicare il catalogo dei disegni della Pinacoteca di Brera nel 1906, a un confronto con altre sue lettere autografe inviate a Corrado Ricci e a Luca Beltrami, nonché con i suoi appunti per le schede valtellinesi, conservate nell’archivio storico della Pinacoteca.
Provenienza: Collezione Francesco Acqua (1857).