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Ultima Cena

Scheda tecnica
  • Titolo
    Ultima Cena
  • Autore
    Bernardino Lanino
  • Anno
    1530-1540
  • Dimensioni
    mm 264 x 400
  • Inventario
    Inv. 249 bis. 

Il disegno, entrato nelle raccolte braidensi nel 1896, ha una precoce fortuna collezionistica: è, infatti, presente nella celebre collezione del cardinale Cesare Monti come opera di Gaudenzio Ferrari, attribuzione tradizionale che è perdurata fino alla prima mostra monografica sull’artista nel 1956 quando si mise in discussione l’autografia propendendo per la sua cerchia, in particolare per Boniforte Oldoni e il giovane Bernardino Lanino (Griseri 1956, pp. 77, 140-141), nome quest’ultimo al quale fu definitivamente ricondotto in occasione della mostra vercellese dedicata all’artista (D. Pescarmona, in Bernardino Lanino 1985, pp. 40-41, n. 3). In tale circostanza il foglio fu messo in relazione all’affresco staccato e conservato al Museo Borgogna, di egual soggetto, un tempo decorante il refettorio del convento degli Umiliati in San Cristoforo a Vercelli, considerato uno degli esiti giovanili di Lanino (S. Ghisotti, in Bernardino Lanino 1985, pp. 42-43, n. 4). A seguito dell’esposizione della prova grafica accanto all’affresco, Giovanni Romano considerava la prova una derivazione, accostabile alle predelle laniniane conosciute degli anni Trenta-inizi Quaranta, che non il disegno preparatorio dell’opera vercellese (Romano 1986, p. 47, nota 44) mentre, Daniele Pescarmona tornando sullo studio, proprio per le incertezze giovanili, evidenziate nella scheda di catalogo del 1985, lo vedeva come “una prima idea” per l’ Ultima Cena del Museo Borgogna (D. Pescarmona, in Disegni lombardi 1986, pp. 48-49, n. 8).

Il disegno braidense rappresenta un bell’esempio degli esiti grafici giovanili di Lanino. La critica tradizionalmente vede il suo esordio – dopo il suo breve apprendistato presso Baldassarre de Cadighis (1528) – al fianco di Gaudenzio nel cantiere di San Cristoforo con la sua completa adesione alla lezione del varallese.

Il foglio mostra tale fedeltà. In primo lungo sul piano inventivo e narrativo, dalle diverse pose ed espressioni di Gesù e degli Apostoli fino ad arrivare ai dettagli, appena accennati, delle suppellettili e dei due cani in primo piano resi con una stesura abbreviata a biacca, variamente diluita. In secondo lungo la prova documenta come il giovane artista formò il suo stile grafico esercitandosi sulla prassi disegnativa di Gaudenzio, in particolare su prove come lo Sposalizio della Vergine della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano (inv. F. 290 inf. n.1) degli anni 1530-1536 (A. Chiodo, in Il primato del disegno 2015, p. 92, n. 21a; S. Bruzzese, in Il Rinascimento di Gaudezio 2018, pp. 449-453, n. 79). In particolare sull’uso espressivo della biacca, dal breve, libero e fitto tratteggio, seppur lieve e delicato, ben evidente nel viso di Gesù e dell’apostolo alla sua sinistra, alle ampie stesure, con solo qualche traccia a carboncino sottostante, per dare corpo ai personaggi e alle loro gestaulità, basti osservare le mani uncinate. A esaltare questo mezzo grafico, poi, l’utilizzo dell’acquerello bruno che si addensa nelle parti in ombra e che viene steso attraverso lunghe pennellate ben visibili, staccandosi dal fondo dorato della preparazione. Lanino sfrutta la carta tinteggiata dal caldo effetto ambrato accentuando di fatto l’aspetto coloristico del disegno. Una soluzione estetica che rintracciamo nella sua produzione grafica, da scalare lungo tutta la sua carriera, come nella Disputa di Santa Caterina d’Alessandria (Oxford, Ashmolean Museum, WA1952.10: P. Astrua, in Bernardino Lanino 1985, p. 88, n. 21), già nell’Album Abrate (Chiodo 2018, p. 140) e nel Compianto sul Cristo morto (Torino, Biblioteca Reale, 16154 D.C.: G. Romano, in Bernardino Lanino 1985, pp. 81-82, n. 17), databili entrambi intorno al 1550, e nello Sposalizio mistico di Santa Caterina e santi (Worcester, Worcester Art Museum, 1956.36: D. Acton, in Master drawings 1998, pp. 38-39, n. 11), studio preparatorio per la pala d’altare della parrocchiale di Motta dei Conti (1578-1580).
 
Bibliografia: A. Griseri, in Gaudenzio Ferrari, catalogo della mostra (Vercelli, Museo Borgogna), Milano 1956.

Bernardino Lanino, catalogo della mostra a cura P. Astrua, G. Romano, Milano 1985; G. Romano, Gli inizi di Bernardino Lanino, in Bernardino Lanino e il Cinquecento a Vercelli, a cura di G. Romano, Torino 1986; AA.VV., Disegni lombardi del Cinque e Seicento della Pinacoteca di Brera e dell’Arcivescovado di Milano, catalogo della mostra, a cura di D. Pescarmona, Firenze 1986; Master drawings from the Worcester Art Museum, a cura di D. Acton, New York 1998; AA. VV., Il Primato del Disegno. I disegni dei grandi maestri a confronto con i dipinti della Pinacoteca di Brera. Dai Primitivi a Modigliani, catalogo della mostra a cura di S. Bandera, Milano 2015; A. Chiodo, Riscoprendo l’Album Abrate. Dalla formazione alla dispersione di un album di disegni del Seicento, in Libri e album di disegni 1550-1800. Nuove prospettive metodologiche e di esegesi storico-critica, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Roma, Accademia di Belle Arti e Koninklijk Nederlands Instituute Roma, 30 Maggio-1 Giugno 2018), a cura di Vita Segreto, Roma 2018, pp. 139-148; Il Rinascimento di Gaudezio Ferrari, catalogo della mostra a cura di G. Agosti, J. Stoppa, Milano 2018.
 
Antonella Chiodo
 
 
Autore: Bernardino Lanino (Mortara?, Pavia, 1512 circa – Vercelli,1581/83)
Tecnica: Acquerello bruno, biacca e tracce a carboncino su carta preparata con colore giallo ocra;

Sul recto, in alto a destra, iscrizione a penna e inchiostro, in grafia antica: “Disegno del”;

Sul verso sono altre due scritte, in basso a sinistra: “8 Gaudetio”, in alto destra “Lanino”;

Restauro di M. L. Nussio, in occasione della mostra di Vercelli, 1985;

Provenienza: Milano, Collezione del Cardinale C. Monti (1594-1650); Milano, Pinacoteca di Brera, dal 1896;

Bibliografia:D. Pescarmona, in Bernardino Lanino 1985, pp. 40-41, n. 3; Id., in Disegni lombardi 1986, pp. 48-49, n. 8.

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