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Ercole al bivio

Technical Details
  • Title
    Ercole al bivio
  • Author
    Ubaldo Gandolfi
  • Dimensions
    mm 315 × 490
  • Inventory
    Inv. 723

Questa è la favola bella narrata da Prodico di Ceo (e raccolta da Senofonte), che pose l’eroe figlio di Zeus dinnanzi alla scelta di una vita o, meglio, alla scelta di tutte le vite, ovvero al bivio tra il Vizio – raffigurato da Amore che, bendato, affonda tra le carni molli d’una giovane bella (Voluptas) – e la Virtù (o meglio la Fortezza) che – elmata con le armi di Atena – indica la retta via.

Prepara il plafond affrescato nella Ca’ Grande dei Malvezzi a Bologna, ricordato per la prima volta nel 1782 e da datarsi sul finire del settimo decennio.

Tutto è già nel foglio, anche se le pose finali varieranno di qualche grado. Tale accuratezza è raggiunta attraverso lo studio ripetuto della scena d’insieme e, probabilmente, dei suoi numerosi dettagli. Il protagonista, per cominciare, è già nella posa prossima a quella dell’affresco sopra un foglio transitato pel mercato internazionale[1].

Il terzetto allegorico è, inoltre, delineato già senza sostanziali varianti nello studio oggi a Venezia[2], oltre a quello già creduto del veneto Sebastiano Ricci, comparso di recente in asta a Parigi[3], cui segue il bozzetto, esposto da Colnaghi a Londra, già molto vicino al soffitto bolognese[4]. Chiude, infine, la sequenza un inedito foglio della raccolta Certani, che si direbbe copia non dall’affresco (col quale permangono ancora sottili differenze) ma piuttosto da un foglio perduto che lo precedeva di poco[5], a testimoniare del successo dell’invenzione di Ubaldo e di quanto, i suoi allievi, l’abbiano mandata a memoria.
 
Bibliografia: Paintings by Old Masters. P. and D. Colnaghi and Co. Ltd., Londra 1954; P. Bagni, in Jadranka Bentini (a cura di), Disegni emiliani del Sei-Settecento. I grandi cicli di affreschi, Cinisello Balsamo 1990; D. Biagi Maino, Ubaldo Gandolfi, Torino 1990; P. Bagni, I Gandolfi. Affreschi, dipinti, bozzetti, disegni, Bologna 1992; P. Bagni, in D. Pescarmona (a cura di), Disegni emiliani dei secoli XVII-XVIII della Pinacoteca di Brera, catalogo della mostra, Bologna, chiesa di San Giorgio in Poggiale, 15 gennaio – 26 febbraio 1995, Milano 1995; O. Bonfait, Les tableaux et le pinceaux. La Naissance de l’école bolonaise (1680-1780), Roma 2000; M. Riccòmini, I Gandolfi. Disegni della raccolta Certani alla Fondazione Giorgio Cini, Venezia 2018.

Matita nera e gesso bianco, mm 235 × 303 (iscritto col nome di Ubaldo Gandolfi, recto e verso): Sotheby’s, Londra, 4 luglio 1985, lotto 63 («Ubaldo Gandolfi»). Quindi Christie’s, Parigi, 21 marzo 2002, lotto 86 («Ubaldo Gandolfi»). Si veda Bagni 1990, p. 273, tav. 38.3; Bagni 1992, p. 646, cat. 621.

Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Inventario n. 36196. Certani 829. Riccòmini 2018, pp. 33-37, n. 9.

Matita nera, penna, inchiostro bruno e bistro, mm 300 × 225: Metayer, Maison de ventes aux enchères, Parigi, 20 novembre 2015, lotto 121 («Ubaldo Gandolfi, Hercule à la croisée des chemins ou le choix d’Hercule»).

Olio su tela, cm 76 × 56: Paintings 1954, lotto 9 (assieme a lotto 7, con l’Apoteosi di Ercole), non illustrato. Si veda inoltre Bagni 1990, p. 273, cat. 38.2. Probabilmente, si tratta dei due modelli stimati 160 lire da Domenico Pedrini nell’inventario della collezione Malvezzi: Bonfait 2000, p. 236, nota 173.

Inv. 35213. Certani 4230, matita nera, penna, inchiostro nero e acquerello grigio, mm 405 × 354, sagomato, incollato su foglio di supporto. Scritta sul foglio di montaggio, in basso a destra, a matita nera: «N. 4230». 

 

Marco Riccòmini

 
 
Autore: Ubaldo Gandolfi (San Matteo della Decima, 1728 – Ravenna, 1781)
* Tecnica: matita nera, carboncino e gesso bianco su carta nocciola.
Incollato su foglio di supporto (325 x 490 mm).
In basso a destra i timbri delle collezioni di Charles Henri Marcellis (1798-1864), e del colonnello e conte E. R. Lamponi-Leopardi di Firenze (seconda metà del XIXo secolo); sul verso “Dono Sambon 16”, in alto a matita rossa “548”.
Provenienza: Charles Henri Marcellis (L. 609); E. R. Lamponi-Leopardi (L. 1760); Dono Giulio Sambon, 1806.
Bibliografia: Bagni 1990, pp. 270-275, n. 38; Biagi Maino 1990, p. 93, nota 11, tav. XLII; Bagni 1992, p. 645, n. 620; Bagni 1995, pp. 216-217, cat. 79; Riccòmini 2018, p. 36, n. 9.III.

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