Madonna con Bambino (Madonna Vonwiller) | Pinacoteca di Brera
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Madonna con Bambino (Madonna Vonwiller)

A sinistra, Marco d’Oggiono, Madonna con Bambino, il dipinto in cornice prima del restauro; a destra, il dipinto in cornice dopo il restauro
A sinistra, Marco d’Oggiono, Madonna con Bambino, il dipinto in cornice prima del restauro; a destra, il dipinto in cornice dopo il restauro (figg. 1 e 2)

Marco d’Oggiono (1470ca-1524) originario della provincia di Lecco, lavora principalmente a Milano; pittore di formazione lombarda entra nella cerchia di Leonardo con un’esperienza già consolidata: è autore di tre copie del Cenacolo e dipinge principalmente soggetti religiosi. Per tutto l’Ottocento viene considerato un leonardesco di secondo piano; la sua rivalutazione avverrà solamente a partire dagli anni ’30 del Novecento riconoscendone l’autonomia stilistica. L’artista è raffigurato insieme ad altri tre allievi di Leonardo (Salaino, Cesare da Sesto e Boltraffio) nel Monumento a Leonardo in Piazza della Scala.
Marco d’Oggiono è tra i pittori leonardeschi quello di cui si conservano il maggior numero di dipinti in Pinacoteca.
La Madonna con Bambino, è stata realizzata nella fase di piena maturità artistica dopo il 1520; proveniente dalla collezione milanese Vonwiller, arriva a Brera nel 1935 dove resta a lungo esposta ma è ora conservata nei depositi.

Il restauro della Madonna con Bambino (figg. 1 e 2) è stato eseguito nel Laboratorio di restauro trasparente da febbraio a ottobre 2019.

Particolari in luce visibile diffusa, radente, riflettografia IR, infrarosso falso colore e fluorescenza ultravioletta (Fig. 3)
Particolari in luce visibile diffusa, radente, riflettografia IR, infrarosso falso colore e fluorescenza ultravioletta (Fig. 3)

Prima del restauro il dipinto è stato oggetto di un’accurata campagna fotografica e diagnostica (fig. 3) con riprese in luce diffusa e radente, macrofotografie e fotografie con video-microscopio, riflettografia infrarossa (IRR), infrarosso falso colore (IRFC), fluorescenza ultravioletta (UVF).
Gli esiti della campagna e le osservazioni dirette dell’opera hanno approfondito la conoscenza della tecnica e dello stato di conservazione del dipinto, permettendo di impostare il progetto di restauro e guidare le fasi d’intervento.

Tecnica esecutiva

Il dipinto è realizzato principalmente ad olio su tavola ma non si esclude l’uso di leganti a base acquosa o oleo-resinosa. La tavola è inserita in una cornice non originale modanata, decorata a pastiglia e dorata a guazzo.
Il supporto è ricavato da un’unica asse, in legno di latifoglia, con fibra in senso verticale; la tavola è preparata, sia sul recto che sul verso, con una stesura di colore chiaro, presumibilmente eseguita a gesso e colla, rifinita sul retro con un pigmento idrorepellente (fig. 4). Sul fronte non si esclude la presenza di un’imprimitura o di fondi cromatici realizzati come base per la successiva stesura pittorica. La composizione è stata completamente modificata rispetto ad una prima versione ribaltata che si rileva con le riprese all’infrarosso: si osserva il tracciato di un disegno rovesciato del viso del Bambino sotto la mano della Madonna (fig. 5) e si notano delle campiture pittoriche riconducibili a un braccio e ai piedi del Bambino.

La stesura del colore è realizzata con pennellate sottili nelle zone chiare, più spesse nel fondo e nella veste rossa; le sfumature sono ottenute con fini velature sovrapposte. Il nimbo della Vergine, la raggera di Cristo e i profili della veste erano realizzati con oro a conchiglia (fig. 6).

A sinistra, il retro del dipinto (Fig. 4); a destra dall'alto, particolare della riflettografia IR, si evidenzia il viso ribaltato del Bambino (Fig. 5); in basso, particolare del profilo dorato nella veste rossa della Vergine e ripresa al microscopio (55x) (Fig. 6)
A sinistra, il retro del dipinto (Fig. 4); a destra dall'alto, particolare della riflettografia IR, si evidenzia il viso ribaltato del Bambino (Fig. 5); in basso, particolare del profilo dorato nella veste rossa della Vergine e ripresa al microscopio (55x) (Fig. 6)
Stato di conservazione

Prima del restauro il dipinto si presentava in mediocre stato di conservazione: la tavola, resecata lungo il bordo inferiore, è lievemente imbarcata ma la deformazione è stabilizzata. La stesura di vernici non originali era invece disomogenea e ottundente a tal punto da rendere urgente un intervento di carattere estetico: le resine erano infatti fortemente ingiallite e si notavano numerose piccole lacune, oltre a ritocchi alterati, evidenti soprattutto in corrispondenza della veste rossa (fig. 7). Abrasioni della pellicola pittorica e delle velature più lievi erano percepibili soprattutto nel fondo, in corrispondenza dei capelli della Madonna e del Bambino e sulle zone di ombra degli incarnati; una ripresa fuorviante era intuibile nel volto in ombra della Vergine.

Increspature con andamento orizzontale (fig. 8) si notano su tutta la superficie ad eccezione degli incarnati, mentre cretti reticolari si osservano in particolare nelle campiture azzurre del mantello.
La cornice prima del restauro era imbrunita e offuscata da depositi di particellato e sostanze grasse coerenti; alcune lacune di piccola/media entità interessavano la doratura e la preparazione.

Da sinistra, particolare in fluorescenza UV, si evidenziano lo spesso strato di vernice e alcuni ritocchi; a destra, particolare in luce radente
Da sinistra, particolare in fluorescenza UV, si evidenziano lo spesso strato di vernice e alcuni ritocchi (fig. 7); a destra, particolare in luce radente (fig. 8)

 

Intervento di restauro

Il dipinto e la cornice sono stati restaurati separatamente; entrambi sono stati accuratamente spolverati e disinfestati.
La pulitura graduale e differenziata ha consentito il recupero della cromia originale del dipinto: sono tornati leggibili i frammenti delle aureole e dei profili dorati, lo sfumato caratteristico degli incarnati e la consistenza dei panneggi; in particolare la rimozione graduale della ridipintura sul viso di Maria ha restituito alla Vergine la fisionomia tipica dei volti di Marco D’Oggiono caratterizzati da luminosi zigomi alti e occhi dal profilo allungato (fig. 9).

Particolare a confronto del viso della Vergine prima e dopo la pulitura (fig. 9)
Particolare a confronto del viso della Vergine prima e dopo la pulitura (fig. 9)
Tassello di pulitura della cornice (fig. 10)
Tassello di pulitura della cornice (fig. 10)

Parimenti la rimozione dei materiali non originali (fig. 10) ha restituito brillantezza alla cornice (figg. 1 e 2).

L’integrazione pittorica, eseguita con colori reversibili, è stata limitata al risarcimento delle abrasioni e alla chiusura delle lacune. La stesura di materiali di protezione ha completato l’intervento restituendo piena leggibilità all’opera: è tornata tangibile la pesantezza della veste rossa in velluto, mentre il mantello blu con il prezioso risvolto giallo, ha una consistenza più leggera; anche il fondo scuro ha perso quell’aspetto offuscato che aveva prima del restauro ed è tornato ad essere un fondo nero dal quale la Vergine si staglia e si avvicina all’osservatore.

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Il dipinto in cornice dopo il restauro (fig. 11)
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