L’opera raffigura i tre grandi saloni napoleonici della Pinacoteca così come si presentavano nella seconda metà dell’Ottocento fino alla direzione di Corrado Ricci (fig.1).
Nella prima sala riconosciamo importanti dipinti di scuola lombarda: sulla parete destra il San Rocco di Bergognone e la Madonna con Babino e Santi di Giovenone, il Martirio di Santo Stefano di Daniele Crespi, il Presepio del Vermiglio, San Gerolamo e Santa Cecilia del Procaccini, una fila di ritratti di Daniele Crespi oltre all’Autoritratto del Lomazzo; nella sala successiva vediamo le pale quattrocentesche di Giacomo Francia, Giovanni Martini da Udine, Ercole de’ Roberti mentre nella sala di fondo si intravedono le grandi pale venete del Cinquecento.
Il dipinto è realizzato ad olio su tela con una tecnica per campiture a macchie sfumate in linea con lo stile pittorico della Scapigliatura. La tela con armatura ortogonale ha una stesura di preparazione chiara ed è ancora montata sul telaio originale in legno con traversa centrale e sistema di espansione tramite biette angolari (fig.2). Gli strati pittorici sono segnati da una crettatura a maglie irregolare generata dall’allentamento del tessuto (fig.3).
Il dipinto è stato sottoposto a due interventi di restauro: il primo risale al 1974 quando la tela molto sporca e lacerata fu pulita, ritoccata e verniciata; sul retro fu risarcito lo strappo con una toppa e la tela fu ritensionata esercitando una pressione sulle biette del telaio (fig.4).
Nel 2018, in previsione dell’esposizione del dipinto nella prima sala del museo, l’opera è stata sottoposta ad un altro intervento. Il restauro era necessario poiché la leggibilità dell’opera era ridotta dall’alterazione delle vernici che davano una colorazione gialla e disomogenea alla superficie (fig.5). L’intervento è stato effettuato tramite un graduale assottigliamento delle resine presenti (fig.6) e completato da una verniciatura a pennello ed un’integrazione pittorica delle piccole lacune con colori reversibili a vernice (fig.1). La tela, che si presentava nuovamente allentata (fig.3), è stata ritensionata tramite un’ulteriore pressione sulle biette e reinserita in cornice.