Il francobollo dedicato alla Pinacoteca di Brera
Alla guida della Pinacoteca dal 1908, Modigliani era un direttore di talento. Quando nel 1928 giunse a Brera una giovane storica dell’arte (di trent’anni più giovane di lui) con un contratto da assistente a tempo determinato, trovò qualcuno al suo stesso livello. In Fernanda Wittgens riconobbe qualcuno che pensava come lui, condivideva i suoi dubbi, risolveva problemi complessi, lo proteggeva dall’indignazione e dall’irritazione che gli provocavano i limiti degli altri, e lo faceva con le critiche schiette che solo un’amica vera può muovere. Il loro incontro fu uno dei più importanti nella storia di Brera, l’inizio di un rapporto – pur sempre platonico – che li vide prima collaborare per la leggendaria mostra del 1930 a Londra, poi soffrire per le peripezie di Modigliani, che il 23 aprile 1935 fu trasferito d’autorità (apparentemente per ragioni di servizio) presso la Soprintendenza all’Arte Medioevale e Moderna degli Abruzzi e del Molise a L’Aquila.
Durante gli anni difficili delle leggi razziali e della sua espulsione dal pubblico impiego una settimana prima della pensione, Modigliani affidò a Fernanda e alla corrispondenza clandestina intrattenuta con lei le proprie idee e speranze. Fernanda fu ancora al suo fianco durante la ricerca e il successivo acquisto del capolavoro di Caravaggio La cena in Emmaus, quindi – al suo ritorno dopo la guerra – in occasione della riapertura della Piccola Brera, le uniche sette sale restaurate prima della morte di Modigliani nel 1947. In seguito, sarebbe stata la Wittgens a occuparsi della ricostruzione del Museo Teatrale alla Scala, creato da Modigliani decenni prima e chiuso durante il conflitto.
Infine, il 9 giugno 1950, fu lei a inaugurare in nome di Modigliani la Grande Brera, con tutte le trentotto sale completamente riallestite da Piero Portaluppi.
Tuttavia, per comprendere fino in fondo la loro vicenda umana e professionale, il capitolo più significativo è probabilmente rappresentato dal classico di storia dell’arte Il Mentore, scritto da Modigliani in esilio e pubblicato sotto il nome della Wittgens. Un escamotage che riassume perfettamente un rapporto di sincero affetto e incondizionata stima, cementato dall’amore per la cultura, per Milano e per Brera. Un legame profondo, cresciuto ben oltre quello fra maestro e allievo. Non a caso, in una lettera indirizzata a Cesare Brandi il 18 giugno 1947, quattro giorni prima della morte di Modigliani, così scriveva Fernanda:
«Non è ambizione quella di Modigliani, ma passione. Pura. […] Sorriderebbe di questa mia lettera. Ma io ho sentito il dovere di compiere quest’ultimo gesto di lealtà verso chi è stato per anni maestro. E sempre ci rimarrà esempio».
James M. Bradburne
Direttore Generale Pinacoteca di Brera e Biblioteca Nazionale Braidense
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