Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica | Pinacoteca di Brera
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Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica

Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica

QUANDO

9/04/2014 > 31/05/2014



SALA

II, III, IV, V



ORARI

8.30-19.15 da martedì a domenica
(la biglietteria chiude alle 18.40)
chiuso lunedì



BIGLIETTI

Intero: € 10,00
Ridotto: € 7,00
Gruppi: prenotazione obbligatoria, € 2,00 a persona
Scuole: prenotazione obbligatoria € 10,00 per classe
Prenotazioni
Per gruppi, scuole e singoli
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Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica

Una straordinaria mostra di capolavori su tavola che ripercorre la carriera di Giovanni Bellini, grande protagonista dell’arte rinascimentale italiana, e approfondisce il tema del Cristo in pietà.

Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica

Il restauro della celebre Pietà di Giovanni Bellini, appartenente alla Pinacoteca di Brera, è l’occasione per ripercorrere la prima arriera del pittore veneziano, grande protagonista dell’arte rinascimentale italiana, attraverso il particolare angolo di visuale offerto dal suo modo di affrontare il tema del Cristo in pietà, che ricorre con frequenza nella produzione dell’artista e della sua efficientissima bottega. Giovanni Bellini sviluppa in senso moderno la tradizione iconografica bizantina , richiamata in mostra dalla piccola tavola con Cristo in pietà con la Vergine dolente del Museo Horne di Firenze (prima metà del XIV secolo). Da inventari superstiti sappiamo infatti che nella città lagunare le icone di Cristo erano una presenza familiare nelle case e nei conventi ed erano dunque parte integrante delle consuetudini visive degli artisti veneziani. Un importante codice della Biblioteca Trivulziana di Milano, l’Istrias, composizione poetica dell’umanista veneziano Raffaele Zovenzoni, che vi è ritratto in una miniatura (1474) attribuita allo stesso Giovanni Bellini, vuole documentare l’ambiente culturale veneziano nel quale si trovò ad operare il pittore.

Giorgio Schiavone, Cristo in pieta e angeli (Londra, National Gallery)
Giorgio Culinovic detto Lo Schiavone, Cristo in pietà e angeli (1456 ca.). Tempera su tavola, 37,5×26 cm. Londra, The National Gallery

Sono presentate la Pietà marmorea della chiesa di San Gaetano a Padova, attribuita all’ambito di Donatello, e quella di Andrea Mantegna dalla cimasa del polittico padovano di San Luca (Pinacoteca di Brera), riferimenti per le più antiche realizzazioni belliniane del tema, la lunetta con la Pietà di uno dei trittici di Santa Maria della Carità a Venezia (Gallerie dell’Accademia), la Pietà dell’Accademia Carrara di Bergamo e la Pietà del Museo Correr di Venezia. Dalla National Gallery di Londra arrivano due altre versioni del soggetto, che dobbiamo a Marco Zoppo e Giorgio Schiavone.

Alcuni rarissimi e preziosi disegni, tra quelli attribuibili con certezza al Mantegna – Cristo in pietà tra Maria Maddalena, san Giovanni Battista e la Vergine dalle
Gallerie dell’Accademia di Venezia – e a Giovanni Bellini – le due Pietà dal British Museum di Londra e dal Musée des Beaux-Arts di Rennes – illustrano il lavorio concettuale e progettuale che sta dietro a queste immagini, e il ‘dialogo’ tra i due cognati tra sesto e settimo decennio del XV secolo.
La sezione centrale della mostra presenta la straordinaria Pietà di Brera, resa finalmente leggibile anche nei suoi valori cromatici dal recente, complesso restauro, terminato a fine 2012 e condotto dai restauratori del Laboratorio interno al museo: Paola Borghese, Andrea Carini e Sara Scatragli, con la direzione di Mariolina Olivari.

Mantegna, Cristo in pietà tra Maria Maddalena, san Giovanni Battista e la Vergine (Gallerie dell'Accademia di Venezia)
Andrea Mantegna, Cristo in pietà sorretto dalla Madonna, Maria Maddalena e san Giovanni Evangelista (1457 ca.). Penna e inchiostro bruno, controfondato, 12,7×9,8 cm. Venezia, Gallerie dell’Accademia, Gabinetto dei Disegni e Stampe

Il tono freddo della tavolozza è il segno più immediatamente percepibile del distacco di quest’opera dalla tradizione pittorica lagunare, dal colore saturo e dorato delle icone così come da quello pieno e smaltato delle opere di Antonio Vivarini. Accanto a questo capolavoro della Pinacoteca di Brera viene posta, per la prima volta, l’intensissima, grande versione del soggetto di Palazzo Ducale a Venezia: la straordinaria occasione offerta da questo accostamento potrebbe suggerire qualche utile precisazione sulla difficile cronologia relativa alle due opere.

Giovanni Bellini, Cristo in pietà sorretto da quattro angeli (1470 ca.). Tempera e olio su tavola, trasportata su tela e fissata su supporto di vetroresina e alluminio. Rimini, Museo della Città
Giovanni Bellini, Cristo in pietà sorretto da quattro angeli (1470 ca.). Tempera e olio su tavola, trasportata su tela e fissata su supporto di vetroresina e alluminio.
Rimini, Museo della Città

Intorno a questo nucleo centrale sono esposte la Pietà del Museo Civico di Rimini e quella già alla sommità della Pala di Pesaro di Giovanni Bellini, ora conservata nei Musei Vaticani. Questi due capisaldi dell’ottavo decennio del Quattrocento, che propongono in composizioni risolte diversamente il tema della morte salvifica di Cristo – Cristo in pietà tra angeli nella tavola riminese e invece Cristo tra la Maddalena, Nicodemo e san Giuseppe d’Arimatea in quella ai Vaticani -, furono un punto di riferimento ineludibile per molta pittura del tempo, e non solo veneziana, come dimostra la sofferta rimeditazione che ne trasse, decenni dopo, Carlo Crivelli nella lunetta che sovrasta l’Incoronazione della Vergine conservata a Brera.
Chiude questa rassegna di 26 sceltissime opere la cruciale Madonna del magistrato da Mar di Giovanni Bellini (Venezia, Gallerie dell’Accademia), che fonde in un unico dipinto il tema della Madonna e quello della Pietà, raffigurando in un’intensissima immagine sineddotica il Bambino sul grembo della Vergine, con un braccio abbandonato nel sonno che prefigura la futura morte salvifica. Al centro della Pietà braidense, proprio sotto la figura di Cristo, è la celebre iscrizione sul cartiglio della balaustra marmorea, che riprende un verso delle Elegie del poeta latino Properzio e con la quale il pittore si firma.
In relazione al distico è proposto in mostra un manoscritto dei Carmina di Properzio, datato 1453, in prestito dalla Biblioteca Marciana di Venezia.
Tra i temi dominanti che come un fil rouge unisce tutte le opere della mostra– evidente nel distico di grande commozione della Pietà di Brera – vi è il legame dell’artista con gli ambienti umanistici veneziani, attraverso i quali egli conobbe e sviluppò gradualmente la sua propensione per la rappresentazione degli affetti, della natura, del sentimento, della devozione e della commozione.
La mostra sarà accompagnata da un agile catalogo, cui seguirà un volume di studi, edito da Skira, a cura di Emanuela Daffra, con saggi di Matteo Ceriana, Marco Collareta, Andrea De Marchi e Mariolina Olivari, che presenta alcune novità sulla storia della Pietà braidense di Giovanni Bellini, alla quale è dedicata anche una sezione sul restauro. È stato possibile realizzare questa mostra anche grazie al contributo di Fondazione Cariplo.

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