


Il santo si identifica grazie al libro, alla penna e al calice, che allude alla leggenda secondo la quale sarebbe sopravvissuto a una pozione avvelenata fattagli bere dal sacerdote di Diana ad Efeso. In origine era parte di una predella che raffigurava gli Apostoli. La stesura del colore e il chiaroscuro sono morbidi, i sottili effetti di luce ricordano Foppa o Butinone. Queste caratteristiche, diverse dall’insistito leonardismo della Pala Sforzesca, fanno pensare a un diverso momento di esecuzione.

AUTORE Maestro della Pala Sforzesca
DATA 1490 - 1491 circa
MATERIA E TECNICA Olio e Tempera su Tavola
DIMENSIONI cm 20,5 x 13
SALA XI
Opera esposta