Giunto nelle raccolte in stato frammentario, il dipinto registra una vicenda conservativa molto complessa anche nella parte superstite, in origine appartenente a una pala di grandi dimensioni di cui costituiva parte della sezione inferiore. Già in precedenza un intervento più antico – forse settecentesco – aveva introdotto larghe modifiche nel paesaggio, aggiungendo la montagna all’estrema destra e la parte centrale della cortina rocciosa in corrispondenza dello sfondo al di là della figura della devota. Anche il cespuglio sul margine sinistro, contro cui si staglia la testa del gentiluomo, fa parte di quel lontano intervento.
Il dipinto, appartenente alla collezione del generale Teodoro Lechi di Brescia, nel 1840, insieme a un ritratto del Moroni con il quale condivideva l’attribuzione, fu offerto in vendita dagli eredi alla Pinacoteca che tuttavia non aderì alla proposta. Fu quindi ceduto ai Bonomi di Milano, da cui passò per via ereditaria alla famiglia Cereda; fu infine venduto all’asta della Galleria Cereda-Bonomi (Parigi 1895), con l’attribuzione al Moroni che già l’accompagnava fin dal tempo della sua non controllabile appartenenza agli eredi Lechi.
AUTORE Bernardino Ferrari
DATA 1500 - 1510
MATERIA E TECNICA Olio su Tavola
DIMENSIONI cm 140 x 120
INVENTARIO 1203
Opera non esposta