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Pinacoteca di Brera Informazioni
Storie a 4 mani

Storie a 4 mani

Storie a 4 mani è una proposta rivolta ai giovani scrittori tra i 6 e i 12 anni e rispecchia C’era una volta nella biblioteca, il progetto della Biblioteca Braidense dove lo staff della biblioteca insieme ad attori famosi, a turno, leggono in video on line, le storie preferite dei bambini.
Ogni storia inviata è letta da autori (tra cui anche il direttore di Brera) provenienti da tutto il mondo, che rispondono al vostro racconto con un’altra storia scritta da loro.
Ecco le vostre storie.

 

L’incontro mancato
Bianca Marie Sofia Montanaro, 5 anni

C’era una volta un castello, il castello della principessa. Era circondato dai ciliegi. La principessa stava alla finestra e sognava di vedere il principe (era tanto annoiata). Oppure qualche animale con il quale giocare.
Ed ecco che vide un unicorno rosa, con il corno viola. “Iiiiiiiiiiiiiiiii”, urlò l’unicorno. E poi vide anche il principe.
Ma nel frattempo s’avvicinò la notte. La principessa ebbe tanto sonno, perché la notte prima non aveva chiuso occhio, giocando al pallone. Fece un salto sul cuscino, lo lanciò su – e si creò una bella pioggia di piume…
Il principe con l’unicorno se ne andarono a casa loro, a mangiare i pasticcini.

 
LA MATTINA DOPO…

La nostra principessa si svegliò in una nevicata di piume bianche. Era riposata e felice di vedere il sole fuori dalla finestra, ma era ancora annoiata. “Dov’è il mio unicorno?” Si chiese, guardando fuori dalla finestra. “Dov’è il mio principe?” Si ricordò vagamente che erano venuti a visitarla sotto la sua finestra ieri, ma dov’erano adesso? Prima batté i piedi e urlò fuori dalla finestra – “Tornate subito qui!” Tutto ciò che sentì furono le sue parole che riecheggiavano nella foresta profonda. Cosa fare? Raccolse la palla e la gettò fuori dal finestrino, e la vide rimbalzare sull’erba e rotolare lentamente verso il bordo della foresta, dove si posò ai piedi di una grande radice d’albero nodosa. Guardò a lungo fuori dalla finestra, poi iniziò ad avere molta fame. Guardò nella sua credenza, ma tutto ciò che aveva erano tre uova, una pentola di miele e una sola torta. La principessa era sul corno di un dilemma (i suoi dilemmi avevano solo un corno, ovviamente viola). Da un lato, aveva fame. D’altra parte, forse la pasticceria avrebbe funzionato per attirare gli animali che vagavano nella foresta vicina, con cui sarebbe potuta andare fuori a giocare. Fu una decisione difficile. Una decisione molto difficile. Ma la principessa decise che gli amici e il gioco erano più importanti di uno stomaco pieno, quindi prese la torta dalla dispensa, la mise su un piccolo piatto d’argento (le principesse mangiano solo in piatti d’argento) e scese giù per la piccola scala a chiocciola che dalla sua stanza arrivava alla porta d’ingresso sottostante, che aprì con una piccola chiave d’argento. Annusando l’aria fresca, si avventurò lentamente all’aperto e portò la torta sul suo piatto d’argento fino al bordo della foresta, dove la mise vicino alla radice dell’albero nodoso. Non essendo una stupida principessa, recuperò anche la sua palla – dopo tutto, a che serviva attrarre gli animali con cui giocare se non avevano qualcosa con cui giocare? Dopo aver raccolto un mazzetto di fiori selvatici, tornò alla porta principale, si sedette su una piccola sedia di vimini e attese.

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Batuffolino e la polvere magica
Sofia Marani

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C’era una volta un coniglietto di nome Batuffolino che amava divertirsi e giocare e lo avrebbe fatto normalmente se non fosse stato che ci vedeva pochissimo.
Una sera, mentre era nella tana, la nonna gli raccontò che le fate avevano una polvere magica in grado di fare guarire chiunque da qualunque malattia. Batuffolino non credeva alle proprie orecchie e decise di andare a cercare quella magica polvere. Non sapeva, però, che per arrivare alla Grotta delle Fate si doveva attraversare la Foresta Oscura, popolata da esseri malvagi. Il mattino dopo, Batuffolino si mise in cammino. Cammina cammina arrivò ai limiti della Foresta Gentile, quella dove abitava. Si fermò, indeciso sul da farsi. Dopo parecchi minuti di pensiero decise che voleva trovare la polvere magica e si addentrò nella Foresta Oscura. Là era buio e faceva freddo, ma Batuffolino non si scoraggiò e dopo quasi un ora di cammino in quella foresta buia e maligna arrivò alla Grotta delle Fate, bussò al grande portone di pietra che si aprì e all’interno vide sul trono la Regina delle Fate.
So cosa vuoi – disse – vuoi la polvere magica per guarire i tuoi occhi e io sono disposta a dartela, ma ad ogni luna piena devi lasciare il cibo fuori dalla tua tana. Batuffolino acconsentì e la regina gli mise la polvere sugli occhi e Batuffolino tornò a vederci bene. E ad ogni luna piena non si dimenticò mai di lasciare del cibo per gli amici del popolo fatato.

 
SECONDA PARTE
Quando gli occhi di Batuffolino furono finalmente aperti dalla Regina delle Fate, puoi immaginare quanto fosse felice! Per la prima volta poteva vedere le delicate sfumature di un fiore, i deliziosi verdi di una foglia di lattuga, il sottile gioco di ombre sul muro della grotta della Regina delle Fate, tutte decorate con pietre preziose e conchiglie di diverse dimensioni, forme e colori! C’era così tanto da vedere che Batuffolino impiegò un po’ di tempo per orientarsi: adattarsi a un mondo che aveva visto solo come un’unica ombra scura, punteggiato da forme oscure e minacciose, fu un grande shock! Lentamente i suoi occhi si abituarono a vedere, e ancora una volta ringraziò la Regina delle Fate per il suo dono, una regina che sedeva serena su un trono di giada, vestita di un luccicante panno verde quasi trasparente che gli ricordava le ali di libellula. Batuffolino si voltò per andarsene e per iniziare la lunga passeggiata verso casa attraverso la Foresta Oscura. La prima cosa che scoprì, dopo aver camminato per non più di qualche centinaio di passi, fu che la Foresta Oscura non era così oscura e minacciosa come gli era stato detto. Era certamente coperta da enormi alberi, le cui foglie cancellavano gran parte del cielo, ma era piena di vita. Parrocchetti dai colori vivaci sfrecciavano tra i rami, curiosi scoiattoli con code rosso cespuglio come pennelli soffici si affrettavano sui tronchi degli alberi, e persino i serpenti sembravano piuttosto affascinanti mentre si allontanavano rapidamente dalla sua strada intanto che lui saliva lungo il sentiero, che ora gli si distendeva chiaramente di fronte.

Alla fine raggiunse i margini della Foresta Gentile: era quasi a casa! Ma anche la Foresta Gentile appariva diversa a Batuffolino con la sua vista ritrovata. La Foresta Gentile non era così gentile come aveva pensato. Mentre saltava lungo il sentiero verso la sua casa ai bordi della foresta, vide una dopo l’altra le tane piene di conigli affamati e infelici. Alcuni di loro erano così affamati che quasi non potevano più muoversi, figuriamoci saltare. ‘Che cosa è successo?’ Chiese Butaffolino a un vecchio coniglio, che si cullava in una tana tra le radici nodose di un vecchio albero. ‘Non c’è cibo’ disse lentamente. “Gli agricoltori stanno costruendo sempre più recinzioni e ci sparano con le loro pistole.” “Così moriremo presto tutti di fame”. Batuffolino salutò tristemente il vecchio coniglio e lentamente saltò le ultime miglia fino alla sua tana sotto la fronte di una collina, appena oltre il limite della foresta. Finalmente era a casa ma, nonostante la sua vista recuperata, non era un coniglietto felice. I suoi pensieri andavano ai conigli nella Foresta Gentile: forse la Fata Regina avrebbe potuto aiutarli? Batuffolino decise di tornare per chiederle aiuto per i conigli del bosco. Nel frattempo, tuttavia, Batuffolino non solo lasciava cibo per le fate ogni luna piena, ma ora ogni sera lasciava cibo per nutrire i conigli affamati nel bosco in modo che non morissero di fame prima che egli avesse potuto intraprendere di nuovo il viaggio – con la sua vista ritrovata – per chiedere la polvere magica della Regina delle Fate.

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La bambina della clessidra

C’era una volta una bambina di nome Azzurra che viveva in una casa bellissima: immersa nella natura, con un sacco di alberi e una miriade di fiorellini profumati che innaffiava molto volentieri e con molta passione. Aveva anche un pony di nome Fiocco, che amava cavalcare. La bambina non aveva molti amici e i suoi genitori erano sempre occupati durante il giorno o in giro per il mondo a lavorare. Quindi la bambina doveva rimanere con la sua nonna, di nome Maria, che stava con lei giorno e notte.
Un brutto giorno improvvisamente la bambina venne a sapere che nell’aria c’ era uno spirito cattivo che faceva ammalare tante persone fino a portarle in Cielo. E quindi tutti furono costretti a rimanere in casa per molti giorni. La bambina non era molto contenta di questa notizia!!! Il solo pensiero di stare in casa osservando il mondo dalla finestra senza poter ammirare i suoi fiorellini o giocare con il suo pony la faceva stare male. I giorni passavano tutti uguali, come sospesi, e la bambina si annoiava sempre di più.
Un giorno, triste e sconsolata, Azzurra decise di andare a giocare in soffitta, dove si accorse di un vecchio baule di legno in fondo alla stanza. Incuriosita lo aprì e vi trovò un oggetto che non aveva mai visto: era di vetro sottile, a forma di due ovali che si incrociavano e formavano una specie di otto. Dentro c’era una polvere luccicante, che scuotendola scivolava da un ovale all’ altro. Azzurra lo prese e andò subito a chiedere alla sua nonna di che cosa si trattava, e Maria le rispose: “Bambina mia, questa è una clessidra, è un oggetto che serve per misurare il tempo che passa! Trattala con cura, mi raccomando!”

Azzurra la ascoltò perplessa perché non capiva cosa c’era di tanto importante in un oggetto che faceva solo pensare a quel lento e maledetto tempo triste! Poi la nonna spiegò alla nipotina che quella clessidra era un oggetto magico che era appartenuto alla mamma della bambina quando era piccola e che le era stato regalato da un principe. Azzurra un giorno, curiosa di scoprire cosa c’era in quella clessidra chiese alla nonna di aprigliela. La bambina e Maria finirono in un mondo incantato e meraviglioso: allegro, colorato e profumato dove tutta la gente passeggiava per le strade!!!! Maria si ricordò tutte le belle cose che aveva vissuto quando era più giovane e anche Azzurra si ricordò un sacco di cose meravigliose che aveva passato assieme ai suoi genitori e tutte le belle avventure che aveva vissuto con loro quando era più piccola. La clessidra le aveva fatto vedere come il tempo trascorreva, ma le aveva regalato, in quei giorni che sembravano trascorrere tutti uguali, tanti bei ricordi e un tempo prezioso con la sua nonna.

 
SECONDA PARTE
Sembrava dovesse durare per sempre, ma alla fine Azzurra poté uscire – non doveva più stare a casa e guardare pigramente fuori dalla finestra del suo giardino. Ma ovviamente non era lo stesso. Le cose ora dovevano essere fatte in modo molto diverso. Le mascherine venivano indossate non solo a Carnevale, ma per tutto il tempo. Azzurra fece un grande sorriso dietro la sua. Le persone non potevano più abbracciarsi tra loro e dovevano stare lontane l’una dall’altra anche solo per salutarsi. Azzurra aveva inventato un gesto speciale da fare con le sue amiche. “Un nuovo mondo davvero strano” pensava Azzurra. Ma non era solo il mondo che si era trasformato, Azzurra non era più la stessa, anche Azzurra era cambiata. Prima dei tempi bui e solitari a casa, prima di scoprire la clessidra, Azzurra pensava che tutto sarebbe andato avanti come sempre, e non aveva fatto molto caso al tempo che scorreva. Ora notava tutto. Notava come le stagioni cambiassero lentamente, come il verde acido e acuto delle nuove foglie diventasse verde scuro, come i germogli verdi si spingessero fuori dal terreno per crescere e fiorire. Vedeva come la giornata cambiava ogni mattina quando sorgeva il sole, tinteggiando prima il paesaggio di un rosa rosato, poi di giallo, poi riempiendo di colori vivaci le ore del giorno. Sentiva ogni minuto che il suo compleanno si avvicinava e si sentiva triste mentre si raccoglieva nella sua mente.
Azzurra ora vedeva che ogni cosa aveva il suo tempo, come se potesse vedere il tempo raggomitolato dentro se stessa. Come la clessidra, dove la sabbia scorreva quasi in modo invisibile, ma all’improvviso si spostava dall’alto in un mucchio conico pulito sul fondo, Azzurra sentiva che aveva una clessidra che le scorreva dentro. Era piena a colazione e si svuotava lentamente fino a quando chiudeva gli occhi nel sonno, rannicchiata sotto le coperte nel suo letto, come la luna piena che fluttuava nel cielo sopra di lei, anch’essa crescente e calante mentre passava ogni giorno. Il tempo esiste solo come cambiamento, e il cambiamento è solo movimento, mutazione infinita e illimitata da uno stato all’altro. Una notte, dopo averle dato il bacio della buonanotte, la nonna di Azzurra andò a letto ma la mattina dopo non si alzò. Azzurra la trovò nel suo letto, e sembrava felice e tranquilla, ma molto, molto calma. Azzurra era triste, ma aveva condiviso un segreto con sua nonna, e prima che qualcun altro entrasse nella stanza, aveva aperto lentamente le mani morbide e rugose di sua nonna e aveva preso la clessidra. Ora era sua, toccava a lei tenerla, la sabbia luccicava dentro, quasi invisibile e impossibile dire quando si sarebbe svuotata. Ma Azzurra sapeva che un giorno il suo nipotino sarebbe stato lì a prenderla dalle sue mani e tenerla per sé. Gli avrebbe tramandato anche il segreto e la sabbia avrebbe continuato a scorrere per un’altra generazione, per altre stagioni, altre albe e altri giardini, per sempre.

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