Primo dialogo, Raffaello e Perugino attorno a due Sposalizi della Vergine
La grande pala del Perugino in dialogo con il capolavoro dell’allievo Raffaello, un raffronto unico nella storia dell’arte.

La mostra è resa possibile da un’intesa tra i musei che conservano le due versioni dello Sposalizio della Vergine. Il Musée des Beaux-Arts di Caen ha acconsentito a cedere la grande pala del Perugino, che torna in Italia per la prima volta dopo più di duecento anni, in cambio del prestito della Cena in Emmaus di Caravaggio di Brera (da novembre 2015 a gennaio 2016).
Quando Pietro Vanucci, detto il Perugino, dipinge la sua versione dello Sposalizio della Vergine, è a capo della bottega più prestigiosa d’Italia; la sua notorietà si fondava soprattutto sul ruolo primario che aveva rivestito nella decorazione del registro mediano della cappella Sistina circa vent’anni prima. La fama del maestro richiama quindi in bottega numerosi artisti, tra cui – come riferisce Vasari – il giovane Raffaello Sanzio, figlio del pittore Giovanni Santi. Prendendo a modello lo Sposalizio del Perugino, il giovanissimo allievo realizza la sua splendida versione, che segna anche la conclusione del periodo di apprendistato, dopo il quale si trasferisce a Firenze.

Pietro Vannucci detto il Perugino, Lo sposalizio della Vergine, 1500-1504, olio su tavola, cm 236 x 186, Caen, Musée des Beaux-Arts.

La pala del Perugino, commissionatagli dalla confraternita di San Giuseppe per la cappella del Santo Anello del Duomo di San Lorenzo a Perugia, venne eseguita fra il 1499 e il 1504 e fu esposta accanto alla reliquia del “santo anello” della Vergine, mentre quella di Raffaello venne realizzata nel 1504 per la cappella di San Giuseppe della chiesa di San Francesco a Città di Castello, località distante circa sessanta chilometri.
Lo schema compositiva del Perugino riprende il celebre affresco sistino della Consegna delle chiavi, riadattato alla costretta verticalità della pala; tornano nel dipinto l’ambientazione della scena su una piazza in esterno, l’imponente edificio religioso sullo sfondo a pianta circolare e la prospettiva centrale, mentre i personaggi raggruppati in primo piano sotto la linea dell’orizzonte appaiono in disposizione serrata uno accanto all’altro.
Raffaello propone una disposizione quasi speculare, ma supera lo scarto di piani e l’apparente appiattimento del Perugino, dando invece tridimensionalità alla composizione: distribuisce infatti lo stesso numero di personaggi più liberamente nello spazio, creando anche un raccordo visivo organico con l’edificio rialzato del tempio.
Dialogo curato da: Emanuela Daffra, Cristina Quattrini, Giovanni Agosti
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