Pinacoteca di Brera Informazioni
Brera a luci spente
PINACOTECA DI BRERA

Via Brera, 28
20121 Milano
fax: +39 02 720 011 40

Segreteria della direzione

pin-br@cultura.gov.it



PRENOTA

brerabooking.org


ASSISTENZA PRENOTAZIONE:

• Call Center
tel: +39 02 72105 141
(Lun-Dom, 9.00-18.00)
• E-mail: pinacotecadibrera@ operalaboratori.com

Visita la Pinacoteca di Brera

31/10/2017 Pinacoteca di Brera

Brera a luci spente

7 Brera di Sera per Milano – Sette serate per celebrare sette importanti eventi milanesi da La Milanesiana a MiTo, dalla Settimana della Moda a Book City.

Brera a luci spente Orario: 18:00 > 22.15 (chiusura biglietteria 21.40); visita guidata 20.00

Dove: Pinacoteca di Brera

Ingresso: 2 euro

La Pinacoteca di Brera ospita una serie di aperture serali per e con la città di Milano, con ingresso a 2 euro dalle 18.00 alle 22.15 (chiusura biglietteria ore 21.40).

7 Brera di Sera per Milano Brera a luci Spente

Il quarto appuntamento del 31 ottobre è “Brera a luci spente”: un’occasione di visita speciale alla Pinacoteca di Brera riservata a un gruppo di max 22 persone previa prenotazione sul sito.

 
 

CONTEST BRERA A LUCI SPENTE

Avete mai immaginato di trovarvi una notte in un museo completamente al buio?
E se fosse proprio la notte di Halloween?
Raccontateci come sarebbe la vostra notte alla Pinacoteca di Brera e potrete vincere un ingresso per la visita al buio del 31 Ottobre.
Inviate un vostro racconto di fantasia, di max 2000 battute, a comunicazione.brera@beniculturali.it entro e non oltre la mezzanotte di domenica 22 ottobre.

 
 

I RACCONTI DEI TRE VINCITORI

Dove sono? Che succede e che ci faccio qui? Ah niente, stavo dormendo adesso apro gli occhi e torniamo a vivere. Ecco, no, sono sveglio, sicuro e non vedo nulla. Buio totale. Silenzio, troppo silenzio. Proviamo ad alzarci, sì ma non so dove andare.
Con calma: ricordo, sono entrato nel museo, sì, a Brera, ho girato un po’ per le sale ma ero stanco e mi sono seduto, lì. E poi… mi devo essere addormentato, certo e mi hanno chiuso, qui? Ma come è stato possibile? Non si sono accorti di me?
Devo uscire assolutamente, ma come faccio, non si vede un… niente. Neanche il telefono ho portato, sì sì ho l’accendino, lo so non si dovrebbe ma devo andarmene e subito.
Vedo un’ombra… ah no, sono solamente io, sarebbe da ridere se non… da questa parte, proviamo da qui. Che belli però, anche visti così , oddio! Sto diventando isterico ma mi era sembrato che uscissero dai quadri
tutti questi santi e diavoli con le spade e le frecce. Quanto tempo è che sono qui e giro intorno e non capisco perché.
Sono stanco, mi troveranno domani o quando sarà. Finalmente una sedia, basta! Cos’è che suona? Sento dei passi, chi si avvicina? Come?
Ah, mi scusi, devo essermi appisolato un attimo, ho capito, state per chiudere, vado via subito, grazie. Ritornerò senz’altro, di mattina magari.

D. H.

 
 

Tra le luci di via Brera, tra una zingara ed un ragazzo che beve qualcosa al bar Jamaica, tempo fa viveva un micio.
Definirlo micino certo non si poteva, visto che questo certosino era grosso e forte ma con due occhi grandi e tanto gentili. Lo avevano chiamato Robespierre, visto che era nato il 14 luglio come la presa della Bastiglia. Sfortunatamente, Robi era tutto l’opposto del coraggioso rivoluzionario: era mansueto e coccolone tanto che era impossibile non innamorarsene.
Era benvoluto da tutti e la sua casa era il cortile dell’accademia di Brera, dove poteva girare liberamente addirittura fino all’orto botanico. I ragazzi che frequentavano l’accademia andavano matti per quel gattone simpatico, tanto che a volte addirittura lo lasciavano entrare in aula, con il tacito consenso dei professori.
Solo in un posto gli era assolutamente vietato entrare: nei magnifici saloni della pinacoteca.
Ovviamente, per chiunque abbia un gatto, è normale pensare che il suo obiettivo giornaliero non potesse non essere quello di entrare in tutti i modi dentro le sale.
Purtroppo Robi non brillava d’ingegno e i suoi piani si infrangevano drasticamente ogni volta contro i solerti custodi.
I tentativi ovviamente erano dei più buffi e ormai un po’ tutti, tra studenti visitatori e professori, erano abituati a trovarlo nelle situazioni più disparate: bloccato tra una porta e l’altra, aggrappato alle finestre, nascosto tra le gambe delle statue ecc ecc
Ogni sera andava quindi a dormire un po’ abbattuto, miagolando malinconico e chiedendosi perché non potesse entrare.
La voce di questo gatto curioso fece presto il giro del microcosmo di Brera, arrivando fino alle orecchie della direttrice.
Gli artisti, e chi ne custodisce le memorie, sono un po’ come i gatti. Sono fantasiosi, attenti, un po’ viziosi ma sanno premiare chi è curioso almeno quanto loro.
Una sera d’estate, mentre la direttrice scendeva dalle scale, rincasando come al solito molto più tardi del previsto, verso l’uscita si trovò faccia a faccia col nostro Robi. 
Lui probabilmente non si rendeva nemmeno conto che l’unica possibilità di entrare e soddisfare la sua curiosità era proprio davanti a lui. Si fissarono negli occhi, lui con i suo occhi gialli e lei col suo sguardo occhialuto.
“Dai, andiamo a fare un giretto?”- disse a Robi sorridendo. 
Robi capi subito cosa stava per accadere e senza nemmeno aspettare si era già precipitato all’ingresso della prima sala.
Con un cenno della mano la direttrice lo invitò ad entrare.
Con la coda alta alta Robi strabuzzò gli occhi davanti alla vista di un panorama lui completamente ignoto.
Le prime sale, I dipinti di Luini e Bellini, Mantegna e Tiziano. Enormi, piccini, colorati e luminosi: uno spettacolo che tanti prima di lui avevano visto ma a cui nessuno era rimasto impassibile.
La galleria di notte poi è magica, senza alcun rumore se non i loro passi.
Passati i quadri di Raffaello e Caravaggio, ci si spingeva sempre più in là fino alle sale ottocentesche.
Continuando il loro tour Robi d’improvviso si fermò. 
La direttrice allora guardandolo notò che il suo musino era fisso dritto ad un quadro in particolare ovvero “il bacio” di Francesco Hayez.
“Ti piace questo?”- chiese dolcemente al suo compagno di visita – “E’ il Bacio di Hayez, sono due giovani innamorati che dichiarano appassionatamente il loro amore l’un l’altro e verso la vita stessa”.
Robi era immobile, affascinato. I colori del quadro erano così lucenti, i due giovani sembravano quasi danzare l’uno con l’altro ed il suo piccolo cuoricino di gatto batteva forte forte davanti a quell’opera.
Ormai però ci si accingeva alla fine, le stanze stavano finendo e Robi sarebbe dovuto uscire.
Chiudendo, la direttrice si ritrovò Robi tra le gambe che si strusciava facendo le fusa. Il suo modo di ringraziare.
“Ti è piaciuto quello che hai visto? I giudizi dei visitatori sono molo importanti per noi” – disse sorridendo al gatto.
Robi fece un piccolo miagolio, più simile ad uno squittio in segno di approvazione e se ne andò verso la sua cesta tutto felice di aver realizzato il suo sogno.
Se avrete mai l’occasione di entrare in Brera la sera, fermatevi davanti al Bacio e pensate intensamente per un minutino a quel gatto, che riuscì a realizzare il suo sogno, cosi apprezzerete meglio anche voi l’enorme fortuna che avete a passeggiare in quelle stanze.

N. A.

 
 

Vengo qui ogni tanto, quando non ho voglia di trovarmi altrove. Altrimenti sono altrove. La voglia di trovarmi in qualunque luogo eccetto il posto in cui sono mi prende da sempre. Accanto agli aironi in porcellana chi può dire di non Stare malissimo, c’è il rischio che frantumino semplicemente guardandoli, meglio distrarsi con altro.
E’ sera, c’è il pericolo che qui chiudano. Voglio guardare un secondo gli occhi senza gli occhi senza occhi in cima al collo di Modigliani; allungo il collo, lo faccio troppo, ecco che la gente è diversa, la sala è più grande: è ancora giorno. Mi chiedo come sia possibile, mi sono trasportato davanti ad un altro Modigliani a New York, nel Metropolitan. Non è per fuggire che si dovrebbe guardare un dipinto, piuttosto per imparare a guardare meglio tutto il resto. Torno quindi con i piedi per terra, di nuovo nella Pinacoteca di Brera, anche qui è giorno.
Distrattamente da ogni cosa, deve essere passata una notte.
Io comunque non ho speso più di un minuto.

N. E.

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