92 of her idea of a living museum. Franco Russoli saw the museum as a key part of the contemporary world, and imagined it collecting the art of its time. The art of Russoli’s time was modern, and as a consequence, he convinced the greatest collectors of his time to donate to the museum, and purchased the neighbouring Palazzo Citterio to house them. It is Russoli’s social and political vision that will be brought to completion with the opening of Palazzo Citterio in 2018, the realisation of his vision of a “Grande Brera”, in which the museum was a central part of the city’s fabric. Russoli’s declaration rings as true today as it did in 1971: “For my own part, I believe the battle must be conducted in a different way: providing a concrete demonstration of the possibilities and potential of the museum as an active weapon of culture to combat the state of dis- integration in which we find ourselves. […] So we should endeavour as far as possible to get the museum to play a role in every cultural activity in the area in which it operates, not as a seat for the contemplation or study of tradition but as a place for building and experiencing the development of contemporary reality: in other words, not as “leisure activity” but as “serious engagement”. deceduta nel 1957, dopo la condanna al carcere per aver aiutato numerosi ebrei a fuggire, guidò la ricostruzione del museo nel dopoguerra, lo cosparse di fiori e organizzò le prime sfilate di moda all’interno degli spazi museali, esprimendo in tal modo la propria idea di “museo vivo”. Franco Russoli considerava il museo un elemento cruciale della contemporaneità e ritenne, pertanto, che dovesse accogliere l’arte del suo tempo, ovvero l’arte moderna. Di conseguenza, convinse i più grandi collezionisti del periodo a donare le proprie opere al museo e acquistò il vicino Palazzo Citterio per ospitarle. L’apertura di Palazzo Citterio, prevista per il 2018, porterà a compimento la visione sociale e politica di Russoli, realizzando il suo progetto di una “Grande Brera” in cui il museo diventa un elemento centrale del tessuto urbano. Il proclama di Russoli è valido oggi quanto lo era nel 1971: “Per parte mia, credo che la battaglia sia da condurre in altro modo: dando dimostrazione concreta delle possibilità e potenzialità del museo come arma di cultura attiva, persino nello stato di disgregazione in cui si trova. […] Si cerchi dunque in ogni modo di far intervenire il museo in tutte le attività culturali dell’ambiente in cui funziona: non come sede di contemplazione o studio della tradizione, ma come luogo in cui si costruisce e si vive lo sviluppo della realtà contemporanea. Non occupazione per il “tempo libero”, bensì per il “tempo impegnato”.